Passatori comaschi
arrestati in Germania

Quattro lariani intercettati, trasportavano clandestini per una banda di siriani

Compenso da 500 euro. Contatti tra piazza S. Rocco e via Castellini

Como

Said l’egiziano gli autisti per i traffici di uomini li assoldava in piazza San Rocco. È lì che, per conto della banda di siriani portata in cella dai detective della squadra mobile di Como, intercettava gli uomini giusti da spedire in Ungheria, Germania e Danimarca dietro a un compenso di cinquecento euro.

È in piazza San Rocco, ad esempio, che Said ha incontrato un comasco di 46 anni che secondo l’accusa ha fatto due viaggi alla volta della Germania per trasportare profughi e clandestini. Al terzo è stato arrestato.

Tra le persone finite nell’inchiesta della squadra mobile di Como compaiono anche tantissimi autisti - per la maggior parte italiani - di auto e furgoni carichi di uomini, donne e bambini. Tra questi anche tre comaschi.

Nell’elenco compaiono anche Daniele Filippini, l’elettricista di Fino Mornasco arrestato lo scorso anno in Ungheria mentre tentava di trasportare una ventina di siriani nascosti in un furgone. L’inchiesta che ha portato la polizia di Como ad alzare il velo sul clamoroso giro di passatori è partita proprio dall’arresto di Filippini.

Gli approfondimenti dei detective della mobile e della Procura di Como hanno permesso di scoprire che nell’estate del 2015 decine di passatori provenienti dall’Italia erano stati arrestati in Germania, Ungheria e Austria mentre trasportavano migranti.

È il caso, ad esempio, di un uomo 48 anni di Mariano Comense, arrestato nel luglio dello scorso anno a Traunstein, piccolo paese tedesco a una manciata di chilometri da Salisburgo. Oppure di un trentaquattrenne di Inverigo, arrestato nell’agosto dello scorso anno dalla polizia tedesca a Passau, altra cittadina tedesca appoggiata sul confine austriaco.

Il compenso per l’autista si aggirava sui 500 euro a viaggio, mentre l’organizzazione riceveva da ogni profugo dai 300 ai 500 euro.

Tutti i dettagli nell’articolo su “La Provincia” di giovedì 8 settembre

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