Philippe Daverio:
«Como, città martoriata »

L’inchiesta sugli scempi di Como prosegue: Monti e Artioli stilano le proprie classifiche

Il presidente degli architetti: «Ticosa, paratie e piazza Cavour al vertice delle brutture»

Dopo le voci dei lettori, la classifica del degrado in città s’arricchisce dei pareri degli addetti ai lavori.

Perché, a fare brutta Como, insabbiandone le enormi potenzialità, non ci sono solo l’illuminazione carente del centro storico, le mattonelle in porfido sollevato in città murata, la scarsa pulizia sotto i portici di piazza Duomo e Boldoni e l’incuria di piazza Gobetti. Il critico d’arte, Philippe Daverio, stila la sua personale classifica del degrado.

«Como è finita alla ribalta mondiale per il muro e il cantiere delle paratie - osserva - come non mettere, dunque, al primo posto il lungolago martoriato? In secondo luogo, non capisco come possano i comaschi accontentarsi di non valorizzare l’area intorno a Sant’Abbondio - dice - Infine, mi preme nominare il Politeama. Ma prendo le distanze dal regista, Paolo Virzì. Perché la città ha un Teatro Sociale molto attivo e in grado di dare lustro alla cultura locale e internazionale».

Né il degrado della stazione San Giovanni, la voragine dell’ex Danzas e l’abbandono in cui giacciono i giardini a lago. Aspetti di sicuro importanti e che i lettori hanno messo, giustamente, in evidenza nei loro commenti.

Guardata, però, con occhio più critico, la città rivela anche altre sfaccettature che non possono più essere sottovalutate.

«Il degrado? Lo vedo maggiormente concentrato nel Broletto, dove incuria civile e sociale si sommano proprio a lato del Duomo - afferma il Soprintendente, Alberto Artioli - dopo il restauro, continua a rimanere, purtroppo, irrisolta la destinazione da dare all’area. C’è, poi, l’ex Santarella - precisa - Su di essa, insiste un vincolo della Soprintendenza, ma, le mie speranze che venga recuperata stanno andando via via svanendo. Infine, e lo dico con una stretta al cuore - puntualizza Artioli - mi preme sottolineare il degrado di Villa Olmo e del parco restrostante. Ora, so che c’è un progetto di recupero - aggiunge - e che Fondazione Cariplo potrebbe assegnare al compendio 5 milioni di finanziamento. «Mi auguro che i buoni intendimenti vadano presto in porto».

Dal canto suo, l’Ordine degli architetti definisce il degrado e il brutto che attanaglia molti punti della città, la «combinazione di una mancanza di senso civico e dell’assenza di progettazione dello spazio pubblico». Così, «in alto alla classifica dell’incuria colloco le due grandi ferite della città, cioè i cantieri della Ticosa e delle paratie insieme alla mancanza di “quiete” che caratterizza piazza Cavour - riflette il presidente dell’Ordine, Angelo Monti - Al secondo posto, ci metto la carenza di manutenzione ordinaria.

«È vero che i Comuni devono fare i conti con la mancanza di risorse - precisa Monti - e che i vandalismi sono il frutto d’una carenza di cultura civica che, per essere curata, necessita di tempi lunghi. Ma, la presenza in città di finestre con i vetri rotti attira, inevitabilmente, altri vetri rotti».

Infine, «esiste anche un degrado percettivo - sottolinea Monti - ed è dato dall’Info point di va Maestri Cumacini collocato tra il Duomo, il Teatro Sociale e la Casa del Fascio. L’effetto per chi l’osserva è, a dir poco, deprimente». n 

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