Pusiano, rientrano le famiglie
«Ma le case non sono più sicure»

Ritirata l’ordinanza che imponeva di lasciare le abitazioni di via Montandon Amarezza tra i residenti: «Abbiamo subito danni gravi, attendiamo che ce li riparino»

C’è poca voglia di parlare davanti al complesso abitativo di via Montandon, c’è chi sbuffa, chi si limita a un: «Non ne posso più di questa situazione», chi rimarca che tanto è tutto inutile, che le parole volano via e restano i fatti, di una casa con le crepe nei muri e le fondamenta a rischio».

Sono tornate ieri pomeriggio nelle loro abitazioni tre delle cinque famiglie di via Montandon, sgomberate lo scorso 25 giugno. Per loro è il secondo rientro dopo una prima ordinanza di sgombero. Di qui la stizza per una situazione percepita come precaria. Un rientro parziale perché la famiglia Camagni, la cui casa è la più vicina al cantiere, in realtà non potrà tornare nell’abitazione. Un’altra famiglia a proprio rischio non ha invece mai lasciato il complesso abitativo.

Il ritiro dell’ordinanza di sgombero firmata dal sindaco Andrea Maspero ieri in mattinata, il rientro ieri nel primo pomeriggio: «Abbiamo una perizia di un tecnico super partes, Paolo Ricci, che ha visionato le case e parla di condizioni stazionarie - dice il sindaco - Considerando che i lavori in quest’area sono terminati riteniamo che si possa ritirare parzialmente l’ordinanza di sgombero».

Parzialmente, perché non tutte le case sono agibili, anche se il tecnico incaricato si è trincerato dietro i termini “agibilità ridotta” per un’abitazione: «La casa della famiglia Camagni, scrive sempre il tecnico, ha un’agibilità ridotta, per cui non ho ritenuto per loro di togliere l’ordinanza di sgombero e non torneranno nell’abitazione. Il tecnico ha poi raccomandato una verifica del solaio e dei piani prima di far rientrare le famiglie. Ora s’interverrà per un primo ripristino dei danni».

Fuori dal cancello di via Montandon si discute ma non si vuole apparire, una donna si limita a dire: «Tanto le nostre case sono rovinate». Un’altra: «Sono troppo stufa per parlare».

Qualcosa dice Marco D’Ambrosio, sua madre Monica Aliverti ha visto i calcinacci del soffitto del bagno finirgli addosso: «La preoccupazione c’è e non è poca, anche perché non ci hanno detto che le nostre case sono sicure - spiega - Nei prossimi giorni dovrebbero arrivare dall’azienda per fare dei lavori, sistemare il soffitto del bagno e del salotto, sistemare le crepe. Intanto però dobbiamo dormire con queste crepe grosse nei nostri muri».

Per sei mesi poi il cantiere si dovrebbe spostare in un’altra zona: «Vedremo poi fra sei mesi cosa succederà», conclude D’Ambrosio.

Resta insomma il timore. L’azienda che si occupa della realizzazione della variante in galleria, la Cossi, ha comunque ripetuto più volte di essere disponibile a risarcire gli abitanti delle sfortunate case.

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