Scoppia la guerra del formaggio
«La semuda non viene tutelata»

La denuncia degli assaggiatori dell’Onaf durante una visita a Dosso del Liro, patria di questo prodotto: «Un’arte antica che viene imitata senza alcun ritegno»

«La semuda, tesoro della tradizione alto lariana, non viene affatto tutelata e troppe imitazioni ne sfruttano il buon nome». La denuncia è dell’Onaf (Organizzazione nazionale assaggiatori di formaggi) ed è arrivata proprio in occasione di una visita della sezione di Como a Dosso del Liro, considerato la patria del tipico formaggio locale.

Nicola Toia, giovane produttore che ha scelto di portare avanti l’attività dei nonni, ha aperto le porte della sua azienda nel nucleo storico di Civano a una trentina di appassionati assaggiatori. Stalla, fienile, laboratorio e cantina hanno muri di pietra antica: lì il tempo si è fermato e la lavorazione, che avviene ancora a mano, è una storica prerogativa e garanzia di qualità assoluta.

I pochi allevatori ancora attivi sulla montagna di Gravedona e in Valle Albano sono gli ultimi depositari di un’arte che si tramanda a una cerchia sempre più ristretta. Ma la semuda, che caratterizza da sempre le vallate dell’Alto Lario, non è affatto tutelata e basta produrre un formaggio magro per sfruttare il buon nome di un prodotto di nicchia che è ben altra cosa.

© RIPRODUZIONE RISERVATA