Scuola in presenza
La Regione chiarisce

Possibile solo qualora sia necessario l’uso di laboratori o in ragione di mantenere una relazione educativa che realizzi l’effettiva inclusione scolastica degli alunni con disabilità e con bisogni educativi speciali

In merito alle deroghe per lo svolgimento di attività didattica in presenza, Regione Lombardia precisa che «il Ministero dell’Istruzione, con proprie note, ha precisato che la possibilità di frequentare in presenza è “fatta salva qualora sia necessario l’uso di laboratori o in ragione di mantenere una relazione educativa che realizzi l’effettiva inclusione scolastica degli alunni con disabilità e con bisogni educativi speciali”». Queste sono le uniche deroghe che possono essere previste per svolgere l’attività didattica in presenza.

Il dietrofront sull’estensione della didattica in presenza per i figli con genitori con particolari esigenze lavorative era stato goà annunciato domenica sera 7 marzo. Una circolare del ministero dell’Istruzione, nel tardo pomeriggio, aveva provato a mettere la parola fine al dibattito sulla definizione dei lavoratori essenziali: di quelle categorie che, secondo le precedenti indicazioni del Ministero e di Regione Lombardia, nonostante la zona arancione rafforzato, avrebbero potuto cioè far frequentare ai propri figli la scuola in presenza. O così sembrava almeno fino a domenica. L’ultima circolare ministeriale infatti non citerebbe nemmeno questa categoria: alla partecipazione alle lezioni in presenza, sono quindi ammessi solo gli studenti e le studentesse disabili o coloro che hanno bisogni educativi speciali, i cosiddetti Bes. Di altre categorie, nella nota, non viene nemmeno fatto cenno.

La definizione di «lavoratori essenziali» era stata utilizzata fin dal principio dell’emergenza, a indicare i lavoratori chiamati a prestare il proprio servizio anche nel corso del primo lockdown: tra di loro anche i medici, gli infermieri e tutto il personale sanitario impegnato nella lotta contro il Covid. Una definizione che non aveva riguardato però il mondo della scuola: in quell’occasione gli istituti scolastici erano chiusi. Nei giorni scorsi la stessa definizione era stata ripresa anche dalla Regione quando, con l’inclusione della Lombardia nella zona arancione scura, era stata decisa anche la chiusura delle scuole. Gli istituti sarebbero rimasti aperti solo per disabili, Bes e appunto i figli di lavoratori considerati essenziali, medici in primis, ma anche di altre categorie professionali. Una definizione generica, che lasciava spazio alla discrezionalità e all’interpretazione dei singoli dirigenti. Tant’è che sia Anci che Anp, l’Associazione nazionale presidi, si erano rivolti al Ministero chiedendo chiarimenti più specifici.

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