Tangenziale gratis, servirà un anno

Tempi lunghi per l’abolizione del pedaggio promessa da Maroni. Ancora da chiarire il nodo delle risorse

La notizia dell’addio al pedaggio sulla tangenziale di Como è stata accolta come una liberazione. Da tempo amministratori e cittadini si battono per la gratuità della strada (2,4 chilometri tra Albate e Grandate), ora è arrivato l’annuncio del presidente della Regione Roberto Maroni. Come più volte auspicato dal numero uno di Pedemontana Antonio Di Pietro, si procederà a una «statalizzazione»: le tangenziali di Como e Varese saranno gestite da una nuova società, partecipata da Anas e Regione Lombardia. Diventano «rete statale», per usare le parole dello stesso Maroni, e «il pedaggio non si pagherà più». L’assurdo balzello - si tratta solo del primo lotto e le modalità di pagamento hanno creato problemi - è destinato a diventare solo un ricordo.

Ma quando scatterà il cambiamento? L’attesa sarà ancora piuttosto lunga. Per ora è stato firmato un protocollo d’intesa, entro un mese verrà costituito un gruppo di lavoro tra Regione, Anas e Province per definire il soggetto che dovrà gestire la nuova rete stradale. Le parti si sono impegnate ad accogliere, in questa fase, proposte e osservazioni da parte dei territori. Quindi servirà tempo per le procedure burocratiche necessarie a formalizzare il nuovo assetto. Le stime parlano quindi di un trasferimento della tangenziale alla nuova società nell’arco di un anno, solo nel 2018 insomma sarà operativa la cancellazione del pedaggio. «Nell’accordo - ha detto Maroni - è sottolineato che le parti convengono di studiare un modello di governance che attribuisca ruoli strategici e gestionali a Regione e Anas in modo equilibrato e rispettoso delle esigenze del territorio, con deleghe operative assegnate coerentemente e l’approvazione del piano industriale da parte dell’assemblea all’unanimità».

Ancora da chiarire il nodo delle risorse. Pedemontana deve sobbarcarsi un mutuo trentennale (l’opera è stata utilizzata anche con fondi privati attraverso il “project financing”) e Di Pietro ha più volte ricordato a questo proposito: «Noi non vogliamo soldi indietro e non vogliamo guadagnarci, ma abbiamo fatto un mutuo per costruire la strada e qualcuno deve accollarsi questo debito se si abolisce il pedaggio. Può farlo la Regione o lo Stato, attraverso Anas». E nelle ultime ore, alla luce della novità della “statalizzazione, ha aggiunto: «Dobbiamo verificare con esattezza le cifre di quanto ha pagato finora il pubblico e quanto ha pagato il privato. Ribadisco che Pedemontana non vuole guadagnare nemmeno un euro, ma non può neanche perderci». Nelle prossime settimane si chiarirà, dunque, l’impatto dell’addio al pedaggio sulle casse pubbliche.

Intanto, martedì si tornerà a parlare del secondo lotto (da Albate ad Albese), per ora non finanziato. A Milano è previsto un vertice con Regione, Provincia e Comuni coinvolti. Sul tavolo ci sarà la questione del tracciato: quello iniziale venne giudicato troppo oneroso e fu stralciato, all’epoca, dalla Regione. Ora si ragiona sull’ipotesi di un dimezzamento del tratto in galleria (canna singola al posto della canna doppia) per ridurre i costi.
M. Sad.

© RIPRODUZIONE RISERVATA