Veneto indipendente
Oltre due milioni di sì

Il referendum on line promosso dal «Plebiscito.eu» fa il pieno di sì: l’89% vuole la secessione dall’Italia. Iniziativa legittima ma per la Costituzione non ha valore

I Serenissimi ci avevano provato assaltando Piazza San Marco con il “tanko”. Ora i venetisti di “Plebiscito.eu” ritentano con il web e un click di mouse: oltre due milioni di sì per il Veneto indipendente dall’Italia, restaurando in sostanza la Repubblica dei Dogi.

Ci credono sul serio alla separazione di Venezia da Roma gli indipendentisti guidati da Gianluca Busato, un ex leghista che ha attraversato negli anni tutti i movimenti venetisti, che ieri sera ha proclamato dal palco di Piazza dei Signori «la nascita della Repubblica veneta», dichiarando nello stesso tempo «decaduta la sovranità italiana sul popolo e sul territorio veneto». I promotori di “Plebisicito.eu” hanno quindi fornito i dati del referendum, partito domenica 16 marzo e conclusosi ieri. I voti conteggiati sono stati due milioni 360.235, pari al 73,2% degli aventi diritto al voto in veneto; i sì all’indipendenza due milioni 102.969, pari all’89% dei votanti, i no 257.276 (10,9%).

Un plebiscito, appunto, com’era immaginabile seguendo giorno dopo giorno la crescita esponenziale di votanti comunicata dal gruppo venetista. «E’ la primavera veneta» ha affermato Busato, sostenendo che quella per l’autodeterminazione del popolo veneto «è una battaglia di civiltà». Numeri accolti con urla di giubilo e cori di “libertà, libertà!” in Piazza dei Signori, dove si sono radunate 4-500 persone con bandiere di San Marco, tanto entusiasmo secessionista e qualche ’reducè, come il fondatore della prima Liga Veneta, Franco Rocchetta. Dal palco interventi in dialetto veneto, nessuna presenza di politici di spicco.

E’ stata una consultazione virtuale in tutti in sensi: perché fatta soprattutto attraverso la rete, oltre che con schede raccolte nei gazebo, e voti telefonici, e perché, Costituzione alla mano, non ha alcun valore formale, men che meno istituzionale. L’art. 5 della Carta sancisce che la Repubblica italiana «è una e indivisibile».

La partita della richiesta di autonomia dell’area cerniera del Nordest - che come ricorda il governatore Luca Zaia lascia a Roma ogni anno 21 miliardi di tasse che non “rientrano” - torna quindi nell’agenda della politica. In Italia, perchè in Europa, dove si è tentato invano di agganciare il referendum Veneto a quello dei popoli di Scozia e Catalogna, agli indipendentisti hanno già detto un chiaro no alla richiesta di «tutelare il diritto all’autodeterminazione» dei veneti.

La palla passa nelle mani del governatore leghista Luca Zaia, per il quale il motore dell’indipendentismo non sono le segreterie di partito, ma «il popolo, che va rispettato». Zaia ha spiegato l’altro giorno alla stampa estera che si impegnerà per portare avanti e far votare al Consiglio veneto la proposta di legge formale per l’indizione di un referendum. Sa che ci sono «oggettivi problemi di compatibilità con la Costituzione», ma «il diritto internazionale - aveva sottolineato Zaia - ci dà ragione sul fronte dell’autodeterminazione e sulla possibilità di fare il referendum».

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