Ventiquattro comuni
ricordano la Liberazione
Partigiano tra i bambini

La commemorazione del 69esimo anniversario della Liberazione ha riunito ieri a Barzago le delegazioni di tanti altri comuni dell’Oggionese e del Casatese.

Erano rappresentate le amministrazioni di Annone, Barzanò, Bosisio, Bulciago, Casatenovo, Cassago, Cesana, Civate (rappresentato dall’assessore Carlo Scola), Costa Masnaga, Cremella, Dolzago, Ello, Eupilio, Garbagnate (assente il sindaco), Missaglia, Molteno, Nibionno, Pusiano, Rogeno, Sirone, Sirtori, Suello e Viganò.

Nel fare gli onori di casa, il sindaco di Barzago, Mario Tentori ha ricordato il contributo all’organizzazione del gruppo alpino presieduto da Ierardo Ierardi – al quale ha consegnato un riconoscimento – e dell’associazione Anpi.

Il programma si è svolto a partire dalle 10 col corteo per le vie del paese, accompagnato dal corpo musicale Santa Cecilia di Costa Masnaga; dopo la messa nella chiesa parrocchiale, ha reso omaggio ai caduti; infine, all’esterno della sala civica, i cittadini, le associazioni d’arma, la banda stessa (che ha eseguito, tra l’altro, una toccante versione di “Bella ciao”) e le autorità hanno ascoltato l’introduzione dell’assessore Natale Perego e gli alunni della scuola primaria “Pulici”.

Gli alunni

I bambini delle classi quarta e quinta hanno esposto i fatti che avvennero tra il 26 e il 27 aprile 1945 nelle vicinanze di Barzago, tra Rovagnate e l’incrocio di Bulciaghetto, dove la Liberazione ebbe risvolti tragici.

Accanto a loro, ha preso posto Luigi Mauri - oggi novantenne - che visse quella pagina di storia. «Era finita la guerra, si voleva festeggiare; si era giovani e la si voleva far pagare ai tedeschi. Nessuno immaginava che sarebbe finita con così tanti morti»: originario di Nibionno, da qualche tempo Mauri abita a Barzago. La sua è la voce di chi ha visto e vissuto: 26 aprile 1945, lungo la statale, la Liberazione si tinse del sangue di quaranta partigiani. Una pagina nera della storia e della celebre Brigata Puecher.

«Proprio il 25 aprile, vedo un mio coscritto che lega la bandiera d’Italia sul campanile di Tabiago. “È finita: la guerra è finita”, urla; il giorno dopo, arriva un camion che carica volontari per andare a Merate a stanare i tedeschi. Parto anch’io, col mio fucile in spalla. Si decise, verso le 23, di rientrare. Dopo il ponte della Biscioia, a Rovagnate, fummo assaliti da una colonna di repubblichini».

Il racconto

«Io fui preso a pugni; restarono a terra, in quell’imboscata, 21 uomini: un’altra ventina furono fatti prigionieri, legati come scudo davanti al camion che puntò verso la Svizzera». Così morirono, pochi chilometri oltre, in un altro scontro all’incrocio di Bulciaghetto.

Ha preso infine la parola il sindaco di Barzago, che nel proprio messaggio ha sottolineato il contributo alla Liberazione da parte dei giovani di allora: «Giovanissimi, spesso addirittura adolescenti – ha detto - difesero ideali di pace e libertà; fu un movimento audace motivato da un credo: grandi valori portati avanti da uomini in realtà poco più che ragazzi». n P. Zuc.

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