Via Crucis ritrovata a 25 anni dal furto
Era nel caveau di un collezionista

Lurago Marinone, imprenditore di Milano denunciato Le dodici tele del Settecento erano state rubate in una villa

Svaniti nel nulla dopo un’audace furto nella villa di un collezionista preziosi dipinti sono misteriosamente ricomparsi nell’abitazione di un imprenditore di Milano che è stato denunciato per ricettazione.

Un “cold case” iniziato proprio in paese e durato 25 anni sul quale i carabinieri per la Tutela del patrimonio culturale hanno fatto luce in questi giorni recuperando una Via Crucis del Settecento di ingente valore: il pezzo più pregiato tra gli oggetti d’arte trafugati dalla villa di un collezionista, che risiede proprio a Lurago Marinone, il 22 febbraio del 1996.

Sembra la trama di un giallo la vicenda di cui i militari sono venuti a capo, provvedendo a contattare il proprietario dei dipinti che pensava di non rivederli mai più. Sino all’altro giorno quando la Via Crucis attribuita all’artista Giovanni Battista Pittoni (1687-1767) è stata recuperata dai carabinieri del Nucleo per la tutela del patrimonio culturale di Monza.

«L’indagine era stata avviata alla fine del 2020, quando abbiamo avuto modo di apprendere che nel caveau dell’abitazione di un imprenditore residente a Milano erano custoditi dodici dipinti a olio su tela, raffiguranti le stazioni della Via Crucis - spiega il maggiore Francesco Provenza, comandante del Nucleo carabinieri per la tutela del patrimonio culturale di Monza – abbiamo quindi immediatamente provveduto a verificare la presenza del corpus pittorico nella “Banca dati dei beni culturali illecitamente sottratti”, il più grande database di opere d’arte rubate al mondo. L’accertamento ha poi dato esito positivo consentendo di appurare che i beni rientravano tra quelli rubati il 22 febbraio 1996 in una villa di Lurago Marinone. Il proprietario, che abbiamo già contattato, ormai non sperava più di riuscire a rivedere le opere che gli erano state sottratte».

L’imprenditore, indagato per il reato di ricettazione, non è stato in grado di documentare l’acquisto dei dodici dipinti, che sono stati sequestrati e posti a disposizione dell’autorità giudiziaria milanese – Dipartimento VII - che ha diretto l’attività investigativa.

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