Via Mazzini dopo la tragedia
«A Cantù si corre troppo»

Viaggio nel quartiere dopo l’ennesimo incidente mortale

Pochi fanno attenzione a incroci e pedoni

Via Mazzini come un cimitero, con i suoi morti da piangere e i fiori bianchi per ricordare. Un palo dell’Enel al posto della lapide, davanti al benzinaio dove è avvenuta la tragedia, con la foto di chi non c’è più.

Sotto le gocce di pioggia che scorrono come lacrime sul cellophane, stavolta, c’è il volto di Salvatore Franzè, 23 anni, il motociclista morto nel tardo pomeriggio di giovedì, quando la sua Yamaha si è scontrata con un furgone, il Mercedes Sprinter che in quel momento stava uscendo dalla Esso.

In attesa di accertare le dinamiche dell’incidente intanto, i residenti protestano per la sicurezza della via, dove non solo c’è chi sfreccia tutta velocità ma ci sono anche tanti conducenti distratti che ignorano le strisce pedonali o fanno inversioni azzardate.

Leggi le testimonianze sul giornale in edicola domenica.

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