Scudo fiscale, la Svizzera alza il tiro
Pronta una lista nera dei vip "irregolari"

Si alza il livello di scontro fra Svizzera e Italia nella guerra sullo scudo fiscale. Berna intende far pressione anche su uomini politici, imprenditori, vip che hanno conti correnti o depositi nelle banche svizzere minacciando la diffusione dei loro nomi come contribuenti irregolari. Berna si attende da loro una pressione sul governo per attenuare la portata del rientro di capitali.

La guerra esplosa tra Italia e Svizzera rischia una nuova escalation. E questa volta con forti colpi di scena. Del resto la posta in gioco è pesante, una cifra fra i 70 e 100 miliardi di euro come capitali regolarizzati e rempatriati dalla Svizzera significa per le casse del Fisco italiano non meno di 4-5 miliardi. E in mezzo - in questa nuova fase dello scontro con il Canton Ticino - potrebbero finire imprenditori, vip, politici, personaggi in evidenza nella società italiana ma con conti e depositi-titoli nelle banche Svizzera non in forma perfettamente regolare. Secondo indiscrezioni riportate ieri da un quotidiano finanziario, infatti, «per opporre una strenua difesa agli effetti dello scudo fiscale che sta mettendo in grave crisi parte del sistema bancario elvetico, la Confederazione avrebbero deciso di passare alle vie di fatto: la diffusione, o meglio la minaccia di diffusione delle liste dei clienti italiani titolari di conti correnti o di deposito titoli non regolari intrattenuti al di là delle Alpi». Detto così potrebbe anche essere un autogol. In realtà la mossa di Berna ha un obiettivo ben preciso. E cioé arrivare a «premere fortemente sui clienti più potenti affinché a loro volta esercitino tutta la loro influenza sul governo onde far cessare o quantomeno mitigare l'emorragia di fondi verso l'Italia». Naturalmente fino a quando non sarà diffuso il primo elenco è praticamente impossibile trovare conferme dirette intorno a questa iniziativa. Anche perché basterebbe che circolasse solo qualche nome importante per scatenare un vero e proprio terrore fra chi i conti irregolari effettivamente li ha lasciati in custodia oltreconfine. Ma che gli animi si stiano ulteriormente scaldando ne è prova anche dell'inchiesta nei giorni scorsi aperta dalla polizia locale contro i presunti 007 del fisco, accusati di essere andati oltre confine a spiare eventuali clienti italiani che entrano ed escano dalle banche e quindi pizzicarli. Su questo versante si era mosso il Sis, i Servizi informativi speciali, un'agenzia che collabora con la polizia comunale e cantonale, nata da un anno e che, proprio grazie allo scudo, si sta potenziando. L'ultima segnalazione è relativa alla presenza di presunti ispettori 007 del fisco italiano che, muniti di telefonini e foto e in stazionamento davanti alle banche del Ticino, sarebbero alla caccia di potenziali evasori fiscali italiani. Finora però gli unici finiti sotto i controlli, alla fine, si sono rivelati due militari dell'aeronautica. Ma lo scontro può arrivare più in alto anche perché la voce secondo cui Credit Suisse e Ubs starebbero spostando numerosi conti correnti dal Ticino in Italia viene giudicato come un segnale di nervosisimo sempre più in crescita. Non solo. Ora la minaccia-ricatto è di travolgere anche i dipendenti, oviamenti italiani. Il calo di fatturato imporrebbe alle banche una riorganizzazione e un taglio dei costi, a cominicare dagli organici. E in questo gioco di ricattio e controricatti i primi a rimetterci il posto di lavoro saranno proprio gli italiani. E la guerra continua.

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