Mantero, stop alla crisi finanziaria
Rimborsati 10 milioni, banche d'accordo

Firmata l'intesa con un consorzio di banche per la ristrutturazione del debito da 30 milioni e la conferma della disponibilità di linee di credito a breve, di alcune decine di milioni, risorse fresche per gli investimenti in programma sul valore delle produzioni. Rimborsati 10 milioni.

Una trattativa lunga, si potrebbe pensare a tratti probabilmente anche estenuante. Lunga quasi tre anni in cui i mercati finanziari hanno minacciato il peggio. Sul tavolo solo la bontà di un piano industriale di ristrutturazione e di rilancio a rafforzare la validità della richiesta. Oggi la Mantero esce da un altro capitolo difficile della sua vita industriale e soprattutto emerge da un’apnea finanziaria che avrebbe potuto minacciare la fase più delicata della sua ripresa: due giorni fa l’accordo con un consorzio di banche per la ristrutturazione del debito e la conferma della disponibilità di linee di credito a breve, risorse fresche per gli investimenti in programma sul valore delle produzioni.

L’aria che si respira in via Volta, quartier generale della Mantero è di ampia soddisfazione, non di festa. Massimo S. Brunelli, amministratore delegato dell’industria controllata al 90% dall’azionista e presidente Moritz Mantero, sa benissimo che questo è un segnale importante per il mercato, l’azienda che guida - a differenza di molte altre sue dirette concorrenti - non si trova più in bilico fra un braccio di ferro con le banche e il rischio di una stretta del credito proprio adesso che dal mercato qualche segnale positivo, tutto sommato, sta arrivando.

Artefice dell’accordo, Brunelli rilancia il percorso di crescita della Mantero. Partendo da un punto fermo decisivo. «Quello che abbiamo davanti è un anno in salita. Ma la conclusione del nostro accordo, della negoziazione con le banche è un episodio importante nella storia della ripresa e del rilancio della Mantero. Tanto più che altre aziende si trovano ancora in condizioni finanziarie simili a quelle che erano le nostre e quindi, essere riusciti a concludere l’operazione per noi significa molto».

Sul tavolo di cinque banche (Unicredit, Intesa Sanpaolo, Bnl, Popolare di Sondrio e Popolare di Bergamo) c’era un prestito a medio e lungo termine, scadenzato su 8 anni, per un importo di 30 milioni di euro. Un prestito che risaliva al 2004 e «che andava rinegoziato». La trattativa è stata voluta e aperta con l’arrivo di Brunelli al timone dell’azienda comasca.

«Una trattativa effettivamente durata molto, la negoziazione è stata di qualche anno, con in mezzo un cataclisma finanziario. Ma l’obiettivo - spiega Brunelli - era di assicurare all’azienda non tanto e non solo una nuova agenda di scadenze del prestito quanto un accordo con le banche che vedesse questo prestito riconfermato, in termini poco più vantaggiosi per l’azienda, così come era importante la conferma di tutte le linee di credito a breve termine di cui la società disponeva con queste banche».

L’accordo è stato firmato qualche giorno fa. «E prevede la restituzione in conto capitale di 9 milioni e 370mila euro, la restituzione cioè alle banche di quasi un terzo dell’importo di quel prestito. Quindi verrà rispalmata la parte di debito restante da rimborsare sui prossimi otto anni». L’essere usciti dal rischio di una asfissia finanziaria ora garantisce all’azienda una «serenità e una stabilità finanziaria» che nei fatti la Mantero aveva mantenuto nel corso di questi ultimi tre anni ma e che ora viene anche sancita formalmente. «Il problema fondamentale era di evitare che le banche aggredissero e che chiedessero all’azienda la restituzione immediata del prestito. Non solo questo è stato scongiurato e ora abbiamo la serenità di aver consolidato il debito. Ma - sottolinea Brunelli - abbiamo dimostrato al sistema bancario la nostra capacità finanziaria restituendo ben 10 milioni di euro».

L’industria tessile di via Volta, dal punto di vista bancario, torna così ad essere interlocutore di garanzia, e può contare su un insieme di linee di credito di circa una decina di milioni di euro. Di fronte un anno ancora tutto da decifrare, fra stime più o meno confermate di un mercato tessile in crescita, lentissima ma progressiva. «Sì, noi continueremo a pedalare duro, sperando di confermare i progressi. Nel brevissimo termine il programma è di investire, anche se non cifre esagerate, nel miglioramento tecnologico e nella qualità del nostro parco macchinari.

L’anno scorso abbiamo investito nei tavoli di stampa, quest’anno punteremo sul finissaggio e nell’ink-jet. Continueremo a investire nel valore dell’azienda. Questa è la prima cosa che faremo». Senza distogliere lo sguardo dai conti finali dell’anno, con un bilancio che al momento fa i conti solo con due dati certi: un calo di fatturato intorno al 20% e sicuramente una redditività accettabile. «Il dato sui ricavi, relativamente parlando, ci lascia soddisfatti - spiega Brunelli - soprattutto nel confronto con altre aziende del nostro settore che hanno avuto perdite d’affari ben superiori alle nostre». Per il resto, «accantonata definitivamente l’alleanza con la Clerici Tessuto, quei progetti che avevamo restano, per noi, ancora oggi progetti eccellenti. Quindi continuiamo ad essere un’azienda che guarda alle opportunità di crescita e di consolidamento, dentro e fuori il nostro settore. Ma oggi non vedo nel mio orizzonte colleghi e concorrenti che la pensano come me. Credo che si debba guardare oltre, anche ad aree a noi contigue. Vicine dal punto di vista di chi si pone al servizio del cliente della moda e può pensare di giocare da un lato su un’offerta ampia, e dall’altro su una forte vocazione manifatturiera. Perché noi - chiude Brunelli - siamo un’azienda tessile e questo non dobbiamo mai dimenticarcelo».

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