Lavoro, negli ultimi nove mesi
persi dieci posti al giorno

La crisi si è abbatuuta sul sistema impresa di Como. E oggi si tirano i primi bilanci. Il dato alla fine di settembre è pesante: sono stati cancellati complessivamenmte quasi 2.400 postidi lavoro, tutti dipenenti licenziati e finiti in mobilità. I più colpiti sono gli addetti delle piccole imprese, con meno di 15 dipendenti.

Negli ultimi nove mesi ogni giorno dieci lavoratori perdevano il posto di lavoro. Sono 2.384 i comaschi che da inizio anno sono senza più un’occupazione con un aumento, che se il trend verrà confermato, sarà del cento per cento rispetto al 2008, quando in mobilità nel corso dell’intero anno sono finite 1.630 persone. Duecentosessantaquattro persone ogni mese sul territorio provinciale perdono il lavoro, facendo la media una decina di persone al giorno. Un problema di non poco conto, che conferma come la crisi sia tutt’altro che alle spalle, anzi con questi numeri bisognerà probabilmente convivere ancora per più di un anno, considerando le molte aziende con tutt’ora dipendenti in cassa integrazione. «La previsione è di un raddoppio dei numeri della mobilità il prossimo anno e non è detto si torni ai livelli occupazionali di prima della crisi. Fino al 2011 questo sarà e deve essere il tema del territorio, soprattutto puntando l’attenzione sulle piccole imprese, quelle sotto i quindici dipendenti», spiega Alberto Zappa segretario provinciale di Fim Cisl Como. Al 17 settembre 2009 sono risultati essere 2.384 i comaschi entrati mobilità, 1.334 uomini e 1.050 donne. «A dimostrazione che le imprese stanno tagliando chi ritengono meno indispensabile e meno produttivo, così facendo saltano gli operai non specializzati, gli extracomunitari e le donne», continua Zappa. Una situazione che porta ad essere molto alta la discrezionalità da parte dei datori di lavoro: «Si procede ad una scrematura della forza lavoro scegliendo spesso in autonomia: rischiano i più deboli». Riepilogando 2.384 i comaschi che nei primi nove mesi dell’anno sono entrati in mobilità, 913 in ditte con più di quindici dipendenti, 1.423 in aziende con meno di quindi dipendenti. «Un dato che svela in questo momento dove si deve agire, le grosse imprese incidono con l’Invensys di Lomazzo, la Gasfire di Erba, l’Home Connexion di Figino Serenza e altre. Sono però le più piccole a preoccupare, perché se tante aziende tagliano una persona o due, perché il fatturato cala del 50%, ci si trova in situazioni come quella attuale. Il nostro tessuto economico è fatto di aziende piccole e i dipendenti di queste strutture non hanno neppure modo di accedere agli ammortizzatori sociali». Non stanno tranquilli, in questo panorama desolante, neppure i frontalieri, sono quarantotto ad essere entrati in mobilità, dato che risulta essere, come logico, il più alto dell’intera regione. «La Svizzera non è più una valvola di sfogo né una sicurezza per i nostri lavoratori, è un problema che si somma agli altri», conclude Zappa.

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