La Salice fa il giro del mondo
ma da 90 anni è a Gravedona

L'azienda di occhiali sportivi festeggia il compleanno elencando i successi d'azienda e la storia le ha dato ragione. Perché, oggi, con 50 dipendenti, quasi 6 milioni di fatturato, il 70% destinato all’export, continua ad investire, a studiare nuovi progetti per dare allo sport prodotti con materiali e accorgimenti innovativi.

«Rimanere a Gravedona è stata una sfida impegnativa, ma vincente. È il prodotto made in Italy, oggi, che fa la differenza». Su tutti i mercati. E a maggior ragione oggi, dopo la pesante ventata di crisi. Prima, c’è l’orgoglio di avercela fatta e la soddisfazione di essere andati «controcorrente». Poi, la concretezza di continuare a migliorasi. Novant’anni anni di storia e di attività da leader non si raccontano in fretta, ma Anna Salice butta lì le date significative e, come davanti ad un quadro, racconta la storia della sua azienda, mettendo ben in risalto sfondo e cornice. Ha 49 anni, di cui più della metà trascorsi alla guida della Salice, fondata da nonno Vitaliano nel 1919. La determinazione lascia spazio ai ricordi, quando, dalla finestra del suo ufficio, ammira il panorama dell’Alto Lario. È il lago, il vero testimone di un percorso lungo novanta anni. E da questa riva gli occhiali Salice, marchio sportivo ben noto in Italia e nel mercato europeo, per chi pratica sci o ciclismo, hanno fatto il giro del mondo. «Ho scelto la tradizione. Ho preferito resistere e mantenere l’attività sul lungolago di Gravedona, invece di spostarla in Cina o in aree logisticamente più comode». La storia le ha dato ragione. Perché, oggi, con 50 dipendenti, quasi 6 milioni di fatturato, il 70% destinato all’export, continua ad investire, a studiare nuovi progetti per dare allo sport prodotti con materiali e accorgimenti innovativi. «L’abbiamo sentita la crisi - ammette Anna -. La curva discendente è iniziata nel 2004, ma mi sono convinta che la soluzione ottimale era puntare su due elementi: il mercato italiano e le persone. E su questo secondo punto ho rischiato molto per offrire loro una qualità di vita e di lavoro di alta qualità ambientale. Trasferire l’attività all’estero ci avrebbe fatto guadagnare parecchio. Ma avrebbe svuotato l’azienda di un ricco patrimonio: il suo valore sociale su cui si sono sempre posti i pilastri dal giorno in cui è stata fondata». Infatti, alla Salice, i dipendenti, per la maggior parte del paese, pranzano a casa. I 1.500 metri quadrati di azienda, dentro una vecchia filanda ristrutturata, hanno l’ambizione di essere accoglienti come le mura domestiche, grazie a quello strettissimo legame con il territorio. «Le posso aggiungere che in azienda ci sono anche le tendine alle finestre. Non le pare un elemento familiare?». Un sottile filo sembra ricollegare l’impresa lariana ai tempi ottocenteschi e agli esempi lombardi di imprenditorialità paternalistica. In questo caso, a reggere il timone della nave c’è una donna, alla terza generazione. «Non sono la sola - ci tiene a sottolineare -. Diversi dipendenti lavorano alla Salice perché in passato lavorava il nonno o il padre. Un intreccio generazionale non comune». E se Gravedona è lo sfondo immodificabile per l’azienda, la bandiera italiana lo è per il prodotto. Maschere da sci e occhiali sportivi riportano rigorosamente insieme al nome la bandiera italiana, quasi a rimarcare il valore della produzione «fatta in casa» e a portare la qualità nazionale nel mondo. «Ripeto sempre che siamo un’azienda italiana con la mentalità tedesca. Vuol dire unire ricerca estetica a una modalità di lavoro e di consegna rigorosa e rapida. Qualità e servizio efficienti sono i due elementi che ci hanno permesso di lavorare a testa alta e di non perdere il mercato che negli anni ci siamo costruiti». Mercato nato dopo la prima guerra mondiale a Musso con la fabbricazione di astucci per occhiali, poi per la produzione di occhiali da lavoro, infine fornitrice di occhiali per l’esercito nel 1945. Sono gli Anni ’70 a portare fortuna all’azienda con l’esplosione e i successi della «valanga azzurra», spostando il prodotto verso il settore dello sport. Con Thoeni, Gros, De Chiesa e Stricker, gli occhiali da sci marchio «Salice» salgono sul podio e diventano l’emblema di un successo. Oggi la produzione spazia in molteplici campi: sci alpino, fondo, alpinismo, snowboard, biathlon, ciclismo da strada, motocross, mountain bike. I testimonial sono numerosi, Renato Pasini, Antonio Rossi, Massimo Beltrami, come tante le direzioni di un mercato in continua e rapida evoluzione. «Non bisogna mai fermarsi, ma continuare a migliorare seguendo le richieste del mondo sportivo. Su un punto non cambio. Vorrei continuare a guardare il Legnone dalla finestra. Io e i miei nipoti, la quarta generazione».

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