Como, un miraggio il posto fisso
Ogni 4 assunzioni 3 sono precarie

A Como ci sono 250 mila occupati, di questi sessantamila sono autonomi e il resto dipendenti. Centonovantamila persone, il 15% circa con contratti a tempo determinato. In questo momento, dopo l’avvio della crisi, tre assunti su quattro sono con contratti a termine.

Trentamila persone circa nel Comasco vivono e lavorano con un contratto a tempo determinato. Non possono programmare un futuro, costruire una famiglia, guardare oltre il termine massimo scritto sul foglio di carta che li lega all’azienda. Temporaneamente. Le parole del ministro dell’economia Giulio Tremonti e quelle del presidente del consiglio Silvio Berlusconi acuiscono la speranza di questa mole di precari, una speranza anche utopica, come la definisce l’assessore provinciale al Lavoro, Alessandro Fermi. Gli interventi del premier e del ministro dell’Economia in cui si è parlato di rilanciare i contratti a tempo indeterminato si scontra con la realtà attuale del lavoro a Como. Negli ultimi anni, dopo l’inizio della crisi, tre assunti su quattro in provincia hanno un contratto a tempo determinato. Trentamila sui centonovantamila occupati. «Questo tipo di contratto è un disagio sociale, ammala una società e tutta una generazione - spiega il segretario generale Cisl di Como Fausto Tagliabue -. Se può essere concepibile a vent’anni per far conoscere, incontrare, una ditta e una persona, non lo è più a trent’anni. Si scontra con le esigenze del dipendente. Noi sosteniamo questa tesi da tempo, speriamo se ne siano accorti anche a Roma». Il segretario Cisl fotografa la situazione attuale: «A Como ci sono 250 mila occupati, di questi sessantamila sono autonomi e il resto dipendenti. Centonovantamila persone, il 15% circa con contratti a tempo determinato. In questo momento, dopo l’avvio della crisi, tre assunti su quattro sono con contratti a termine. Un fenomeno che non è più legato alla volontà di conoscere una persona e poi assumerla. Dopo questa uscita di Tremonti ci si aspetta di discutere proposte concrete. Si deve sfoltire la giungla dei contratti». «La Cgil da quindici anni sostiene che i contratti a tempo determinato siano un problema - spiega il segretario provinciale Alessandro Tarpini -. Sarebbe interessante che Tremonti si mettesse d’accordo con il suo governo. Considerando poi che Tremonti non è un opinionista ci si aspetta che dopo le dichiarazioni arrivino delle proposte concrete per ridurre il precariato che a Como interessa circa trentamila persone. I contratti a tempo indeterminato in questo momento sono poi ridotti al lumicino, uno su quattro. Mi sembra strano che i cantori del precariato, tipo Brunetta e molti altri, abbiano in realtà degli incarichi a vita». Per l’assessore provinciale del lavoro Alessandro Fermi le dichiarazioni di Tremonti sono condivisibili, ma utopiche: «L’affermazione del ministro Tremonti è assolutamente condivisibile, ma mi ha stupito fortemente, non me la sarei aspettata da un ministro dell’Economia, magari da chi si occupa della famiglia, ma non da chi ha come ambito l’economia - spiega Fermi -. Mi sembra un’uscita fortemente utopica, è come dire sarebbe bello fossero tutti buoni, sappiamo che non può essere così. Da un punto di vista economico purtroppo sappiamo che effettivamente più flessibilità corrisponde a più occupazione. In linea ideale comunque non si può che essere concordi con Tremonti». Il dato comasco è per Fermi il medesimo fornito dai sindacati: «Parliamo oggi di tre assunti su quattro a tempo determinato, bisogna considerare il lavoro interinale che occupa una quota alta di persone».

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