«Armani punta su Milano»
Allarme nel Ticino

Oggi assemblea dei 130 dipendenti a Mendrisio. I sindacati: «Non è un caso isolato». Intanto gli imprenditori comaschi ieri a Bellinzona per la vicenda albo. Oggi due pagine sul giornale

Armani verso Milano? La preoccupazione che la casa della moda stia lasciando il Ticino e non sia un caso isolato, si percepisce tutta. Dalla voce dei sindacati, piuttosto che dalle prime interrogazioni parlamentari che arrivano.

A Mendrisio Armani conta 130 dipendenti, di cui due terzi frontalieri. Destino ancora incerto, visto che ai sindacati non sono arrivate comunicazioni. Anche ai media ieri Giorgio Armani Swiss Branch ribadiva: «Non rilasciamo alcuna dichiarazione, ci spiace. No comment».

Oggi probabilmente sarà chiarita la situazione con l’assemblea dei dipendenti. Secondo il Ticino online, saranno trasferiti a Milano 25-30 posti: si parla del trasloco in Italia il reparto del controllo delle fatturazioni, rimarrebbero in Svizzera la logistica e la gestione dei clienti. I sindacati temono però scelte anche più incisive e ieri è scattato il volantinaggio dell’Ocst. E oltre alla preoccupazione per il trasferimento della casa di moda - totale o parziale - a Milano, i sindacati svizzeri sono all’erta per altre partenze.

E si tirano in ballo due elementi chiave: le vicende valutarie ma anche la politica fiscale in arrivo. Si tratta della cosiddetta riforma 3 dell’imposizione. Secondo i sindacati, altri casi di dietrofront o comunque disinvestimento nel Cantone potrebbero arrivare.

Intanto ieri a Bellinzona è arrivata una delegazione delle imprese comasche per l’albo anti padroncini. «Bisognerà aderirvi - spiega Giovanni Moretti, consulente Cna - ed è bene per prepararsi per tempo». L’albo è attivo dal primo febbraio, dopo un periodo di tolleranza da agosto scatteranno multe anche di 50mila franchi.

OGGI DUE PAGINE SUL GIORNALE

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