Bamboccione a chi?
Nicolò, a soli 21 anni,
imprenditore dei robot

Nicolò Bordoli è il più giovane startupper di ComoNext, dopo il diploma alla Magistri Comacini il primo robot, ora ha fondato un’impresa

Si è creato – anzi “inventato”, mutuando dal nome della sua azienda – un’attività dal nulla fresco di maturità. Oggi Nicolò Bordoli ha soli 21 anni eppure parla con la saggezza di un imprenditore consumato dall’esperienza della sua “Inventio”.

Uno di quelli che non nasconde le difficoltà, ma neanche attribuisce loro troppa importanza: soprattutto non vuole saperne di alibi, anche quando indossano le vesti tentacolari della burocrazia.

«Quella non ci deve fermare – afferma il comasco – il mio sogno per il futuro? Crescere e assumere altre persone, senz’altro. Intanto collaboro con un’altra azienda a ComoNext, dove la mia attività è stata incubata due anni fa». Un enfant prodige che quando parla, non mostra i suoi anni, davvero.

Il primo robot

Altro che bamboccioni o generazione fragile che si fa intimorire da avversari pur tosti, come la burocrazia. Come la mentalità ostile all’impresa che viene menzionata ripetutamente nel nostro Paese.

Non viene negata quest’ultima, dai giovanissimi. Eppure, forse perché i ventenni sono anche una fascia di popolazione che è cresciuta nell’incertezza e non ha respirato le certezze – o le illusioni – di chi li ha preceduti, non si fanno fermare da questo.

Non solo. La fuga all’estero non attira per forza, anzi. E non certo perché si vuole restare vicino a casa, comodi comodi. Piuttosto,parlando con Bordoli e altri ragazzi della generazione a Como, ciò che colpisce è la consapevolezza: resto in Italia, perché amo il mio Paese, certo, ma anche perché ne colgo le potenzialità.

Perché produrre e progettare qui è una sfida, ma anche un investimento.

E Nicolò, quell’investimento, l’ha fatto prestissimo, proprio sotto casa. Anzi, a scuola.

Il suo primo robot infatti risale a quando era appena maggiorenne subito dopo il diploma la Magistri Cumacini, ha studiato con passione, si è dedicato a materie affascinanti per i giovani, ma anche impegnative.

La missione iniziale era proprio quella della robotica, far capire che l’automa non è un nemico. Quasi una mission culturale, ha fatto notare a più riprese.

Oggi Bordoli è ancora solo nella sua azienda, ma conta di crescere e assumere orgogliosamente, altri ragazzi come lui. Far fiorire un team, che sappia avanzare in questo terreno molto più alla portata del made in Italy di quanto si possa pensare.

Il giovane riesce a fornire schede elettroniche alle imprese. Sui piccoli lotti, hanno capito che è molto più efficace e conveniente il suo lavoro, che quello delle aziende cinesi.

Bordoli è entrato a ComoNext con il record di giovane età per gli startupper (poi battuto da un altro ragazzo, a testimonianza della vivacità imprenditoriale di questa generazione anche nella nostra provincia), puntando su una ditta individuale nella robotica e nella domotica. Missione possibile, fornire prodotti estremamente flessibili e caratterizzati da costi accessibili, altro aspetto fondamentale.

A distanza di pur pochi anni, ha cambiato il suo percorso? Il ventunenne afferma di sì: «Sì, ho portato avanti il mio progetto, ma mi sto occupando in particolare di progettazione verso terzi appunto. Schede elettroniche e software a favore di imprese a cui servono lotti più piccoli». Storia della peculiarità dell’imprenditorialità italiana: dove dobbiamo dare risposte immediate e precise, in quantità non immense, l’imbattibilità è elevata.

Questo delle schede elettroniche e dei programmi è del resto un forte bisogno delle aziende nel periodo attuale. E hanno trovato in questo giovane un partner determinato. Che naviga da solo, ma non sempre, come accennavamo. Questo infatti è il core business, modificato appunto anche lungo la via. C’è poi un’altra strada che Bordoli ha seguito fin dall’inizio: «Ho il grosso progetto in corso nel quale sono in partnership con un’altra startup, Caracol». Quest’ultima, sempre nel Parco tecnologico scientifico di Lomazzo, è formata da tre giovani e si è conquistata i riflettori anche per aver portato un robot all’Expo di Astana.

Le due aziende mettono insieme le diverse competenze, per arrivare alla stessa destinazione, insieme: «Un tool finito, rivolto all’ambito industriale della manifattura additiva con componenti molto tecniche e specialistiche».

Flessibili senza alibi

Soddisfatto della strada finora percorsa? Svela subito la carta importante: bene tenersi strette le proprie idee, ma bisogna anche essere flessibili per il mercato. «Rispetto alle aspettative iniziali – osserva – ho deviato verso la progettazione». Non sono “spuntati” altri robot immediatamente, ma si è lavorato appunto per i software conto terzi.

Già, ma per quanto riguarda le difficoltà? Quanto hanno pesato? «Per carità – risponde il giovane- ho incontrato ostacoli come tutti. Insormontabili però no, non li ho trovati così. I problemi ci sono stati anche per me, certo, ma devo dire che non mi hanno mai fatto pensare a desistere».

Neanche la sirena dell’estero con possibili vie più facili l’ha attirato e spinto verso lidi dove fare impresa è più facile. Solo apparenze, a volte è bene guardare con attenzione in casa. Nicolò Bordoli ne è convinto: «Sinceramente ho trovato che per molte cose è meglio il mercato italiano. Anche cose che uno non si aspetterebbe. E faccio proprio l’esempio della Cina. Le aziende hanno bisogno di piccoli lotti e i preventivi dei cinesi non sono convenienti se non sulle grandi tirature». Questo è il mercato che gli si è palesato davanti, l’ha colto e lo sta cavalcando.

Di fronte a un ragazzo che ha osato guardare avanti, facile chiedergli di farlo ancora. Di “vedersi” cioè tra qualche anno con la sua azienda e la sua carrier: «Allora vorrei essere riuscito a ingrandirmi, a non essere più solo io insomma - conferma Bordoli - E poi il progetto più grosso in partnership spero sia già andato a buon fine, con un tool piazzato nelle aziende, tra l’altro sono uscite già due richieste di brevetti. Anche questo è un segnale importante. Continuando poi la progettazione conto terzi».

Che cosa consiglierebbe questo giovanissimo imprenditore a un altro che vuole seguire le sue orme e mettere su un’attività in proprio? «Gli direi di non pensare che sia tutto facile, ma neanche troppo il contrario – risponde ancora Nicolò – Molti non partono perché pensano di avere davanti una montagna di ostacoli, altri lo fanno senza pensarci e credono che troveranno chi mette un milioncino per loro… Non è così».

Niente pappa pronta, ma nemmeno un mostro che divora ogni tuo sogno appena ti presenti. Questa è la generazione che si affaccia sul mondo dell’impresa oggi,anche nel nostro territorio. E lo fa, spesso senza rumore. Ma soprattutto senza lasciarsi paralizzare dalla paura.

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