Camere di commercio unite
Un solo ente per Como e Lecco

Il ministro ha firmato il decreto che dà il via libera alla fusione tra i due rami lariani. Corsa contro il tempo per poter partire a gennaio

Camere di commercio, il matrimonio tra Como e Lecco è cosa fatta: un ritorno al passato, per guardare al futuro, dall’alternanza scuola-lavoro all’industria 4.0. Ieri sera il ministro dello Sviluppo economico Carlo Calenda ha firmato il decreto per la riforma e il riordino degli enti camerali, scesi a 60 in tutto il Paese.

C’era tempo proprio fino all’8 agosto per procedere e si è arrivati all’ultimo giorno, non senza qualche trepidazione. Ieri era stato dato annuncio di un nuovo ricorso al Tar di Catania.

Il che non ha fermato l’operazione. Con sollievo da parte di Como e Lecco, anche perché dopo settimane di collaborazione si era pronti ad andare avanti con decisione. La speranza era anzi di poter contare sul nuovo ente già con gennaio, quindi all’inizio esatto del nuovo anno in maniera più gestibile: «Cosa che adesso diventerà più difficile visti i tempi stretti – sottolinea il presidente comasco Ambrogio Taborelli – Comunque in questi mesi ci siamo confrontati attivamente».

Passata ormai l’amarezza di quando fu annunciata la riforma: «Perché sì, dispiace in quanto la nostra era ed è una Camera virtuosa – rimarca Taborelli – a differenza di altri territori». Ma con Lecco ci sono radici e obiettivi in comune e ci si potrà rafforzare.

Taborelli non le manda a dire sull’ultimo episodio che ha preceduto la firma del decreto: «Il fatto che la Conferenza Stato-Regioni non si sia voluta esprimere su questo, proprio non lo capisco. Decidere di non decidere, è incredibile».

Accoglie con soddisfazione la firma anche il presidente lecchese Daniele Riva: «Abbiamo già cominciato a condividere il lavoro, per cui stiamo affrontando un percorso che ci unirà piano piano. Da settembre inizieranno le fasi operative, per mettere insieme le attività vere e proprie».

Sul fronte dipendenti – l’estate scorsa era stata rovente con proteste a Como, per paura dei tagli – nessun timore: «Siamo talmente sotto organico – ricorda Riva – che non ci sarà alcuna riduzione».

Lo sguardo corre invece alle missioni da affrontare insieme. Il Distretto metalmeccanico di Lecco e il comparto comasco stanno già viaggiando bene, insieme si possono studiare ulteriori occasioni di rafforzamento. E tra le sfide non si può non considerare quella del turismo. «Gli orizzonti sono veramente vasti – sottolinea Riva – Inoltre in un’epoca di globalizzazione, ormai parola abusata, ci saranno anche attività che andranno oltre gli interessi territoriali».

Va detto che Como aveva subito suggerito il matrimonio con Lecco, visto che le dimensioni di entrambi non permettevano di restare autonome e c’era una forte omogeneità di storia, cultura e territorio. Uniti, si arrivava a quota 90mila imprese. L’alternativa o una variazione sul tema poteva riguardare Varese, che però aveva già i numeri per procedere da sola e poteva schiacciare in qualche modo la realtà comasca. Si era pensato a una formula a tre, con Monza, che però si è subito spostata su Milano.

Lecco non aveva accolto immediatamente la proposta di Como. Fino al gennaio scorso, quando il consiglio camerale lecchese ha detto sì. E così ha fatto e ribadito quello comasco un paio di settimane dopo.

Da allora si è subito lavorato insieme, sulla base delle rispettive eccellenze e consci delle iniziative già condivise.

Adesso, il provvedimento dovrà essere pubblicato sulla Gazzetta ufficiale, dopo di che si innescherà tutto l’iter: si avranno 120 giorni di tempo per avviare le procedure per la costituzione delle nuove Camere di commercio, si legge nel decreto.

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