Confindustria Como attacca sulle bollette di luce e gas: «Così il governo spegne le imprese»

La protestaAnche Como rilancia la campagna social di Confindustria sulla mancata proroga del taglio degli oneri di sistema. Gianluca Brenna: «Molto preoccupati, il mancato taglio degli oneri di sistema colpisce la generalità delle nostre Pmi»

Anche la Confindustria comasca in campo contro il governo sull’energia. Ciò che preoccupa le imprese è la mancata previsione, nella legge di bilancio, del taglio degli oneri di sistema per le potenze sopra i 16,5 kw. Un valore soglia talmente basso che di fatto esclude dai benefici - che valgono intorno al 20% della bolletta dell’energia elettrica - la pressoché generale platea delle attività industriali. Si stima infatti che la decisione vada a colpire circa il 78% delle Pmi non energivore e non gasivore, di fatto il motore produttivo del Paese. Una misura che il governo ha inteso compensare con l’aumento dei crediti di imposta, misura apprezzata sì dalle imprese ma non quanto l’azzeramento degli oneri a cui fruizione è immediata.

«Siamo molto preoccupati - dice Gianluca Brenna, vicepresidente di Confindustria Como - una norma di questo genere taglia fuori praticamente tutte le nostre Pmi, in un contesto che è tuttora molto complesso. Ad oggi ci confrontiamo con tariffe superiori cinque volte a quelle dell’anno scorso per quanto riguarda il gas e tre e volte e messo nel caso dell’energia elettrica». Su questo tema Confindustria ha lanciato una campagna social il cui titolo è eloquente: “Se spegni le piccole imprese spegni l’Italia”. In pochi giorni la protesta ha raccolto l’adesione di molte associazioni di settore - tra le altre FederLegnoArredo - e di territoriali di ogni regione italiana. Tra gli interventi, quello di Alessandro Spada, presidente di Assolombarda: «È importante che si mantenga il taglio degli oneri di sistema anche per le realtà con utenze energetiche superiori a 16,5kW. Intervenire sul caro energia è una questione di sicurezza nazionale: se le imprese chiudono l’Italia muore».

Su questo tema è in prima linea Giovanni Baroni, presidente della Piccola Impresa di Confindustria: «Il costo per gli oneri di sistema a cui le imprese dovranno fare fronte è di 1,3 miliardi per i primi tre mesi del 2023. Per le imprese il migliore antidoto alla crisi è investire e fare crescita creando un meccanismo virtuoso. Se il governo però non supporta chi decide di reinvestire gli utili per spingere lo sviluppo, sarà difficile lasciarsi anche questa crisi alle spalle. Confindustria è disposta a rinunciare agli incrementi del credito di imposta contro il caro energia pur di avere l’estensione dell’abbattimento degli oneri di sistema. Una scelta che non impatta ulteriormente sulla finanza pubblica, poiché i due interventi di bilanciano».

A confermare la complessità del momento ci sono del resto i numeri contenuti nel report congiunturale di Confindustria Como relativo al mese di novembre.

Il docuemento conferma «le criticità inerenti all’approvvigionamento delle materie prime e delle fonti energetiche che erano state ampiamente già rilevate nelle precedenti edizioni dell’Osservatorio».

La combinazione tra le problematiche riguardanti le materie prime e gli aumenti che continuano ad interessare i prezzi dell’energia elettrica e del gas hanno determinato significativi impatti su quasi nove realtà su dieci (85,2%).

Circa tre realtà su cinque (59,3%) hanno indicato di aver subito una riduzione dei margini di profitto mentre una quota pari al 14,8% del campione ha segnalato di aver dovuto ridurre l’attività aziendale, da un lato, e, dall’altro, di essere stata costretta ad effettuare una riorganizzazione del lavoro e/o dell’attività produttiva.

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