Contratti, nuove regole per salari
Ma la Cgil non firma la riforma

Via libera alla riforma dei contratti: la firma è arrivata al termine di una giornata di trattative fra Confindustria, Cgil, Cisl e Uil. Ma Epifani non ha sottoscritto il protocollo. "Non tutela il potere d'acquisto". Bonanni: durerà altri 15 anni.
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Arriva la riforma della contrattazione, ma con il 'nò della Cgil: governo, imprese e sindacati hanno infatti siglato l'accordo quadro che detta le linee per le nuove relazioni industriali nel pubblico e nel privato. Dopo anni di tentativi, sempre falliti, e di bracci di ferro tra imprese e rappresentanti del mondo del lavoro, si chiude oggi una partita che rivoluziona le relazioni industriali, a 16 anni dallo storico accordo del luglio del '93.
Per i lavoratori arrivano contratti che avranno una valenza triennale e che saranno rinnovati in base a un'inflazione prevista da un istituto di ricerca, e non più programmata dal governo. Soprattutto dovrà dare più spazio alla contrattazione di secondo livello, quella pattuita nella dimensione aziendale o territoriale, per cercare di legare il più possibile i salari alla produttività.
«Un accordo di portata storica», lo definisce il ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi, convinto che il nuovo modello possa finalmente sostituire «il tradizionale approccio conflittuale nel sistema di relazioni industriali con quello cooperativo».
Sacconi si dice dispiaciuto per il fatto che la Cgil non sia stata in grado di convergere «su comuni obiettivi di modernizzazione», ma è il ministro della Pubblica amministrazione che esprime il giudizio più tagliente: «nessuno ha il diritto di veto», afferma Renato Brunetta.
«Il governo ha forzato in direzione di un accordo che sapeva non avrebbe avuto il consenso della Cgil», accusa però il segretario generale dell'organizzazione, Guglielmo Epifani.
Mentre anche Confindustria si dice dispiaciuta per la mancata firma del maggiore sindacato italiano. «Abbiamo lavorato molto per un accordo con tutti, ma alla fine siamo convinti che serva coraggio e che al Paese servono riforme per andare avanti», commenta il leader degli industriali, Emma Marcegaglia, e anche il vicepresidente di Viale dell'Astronomia, Alberto Bombassei, sottolinea l'assenza della firma della Cgil «lascia dell'amaro in bocca».
Soddisfatti, invece, gli altri sindacati, che da tempo avevano dato il loro assenso alle linee di riforma del modello che risale ormai al 1993. «È un obiettivo storico proposto da tanti anni dalla Cisl», sostiene il leader della Cisl, Raffaele Bonanni, mentre il numero uno della Uil, Luigi Angeletti, parla della«riconquista della dignità del lavoro e del salario», plaudendo all'abbandono dell'inflazione programmata che determinava retribuzioni per «decisione politica». «I lavoratori apprezzeranno quest'impegno» commenta anche il segretario dell'Ugl, Renata Polverini.
Dispiaciuto per l'assenza della Cgil anche l'esponente del Pdl, Giuliano Cazzola: « il copione era scritto da mesi. Ma per uno della mia generazione questa non è una bella giornata».
L'accordo è stato siglato da 25 sigle imprenditoriali e sindacali, mancano per ora all'appello l'Ania, l'Abi e la Lega delle cooperative, che si riservano di firmare dopo un approfondimento.

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