Farfetch, la moda
che va a Wall Street
Con il Dna comasco

Il marketplace in concorrenza con Yoox ha festeggiato la quotazione alla Borsa di New York. Un percorso avviato in partnership con Tessabit

Una società da 7 miliardi e mezzo con Como nel Dna. È Farfetch, marketplace online per la moda e il lusso che venerdì scorso ha fatto il suo debutto alla Borsa di New York. Accanto a Farfetch, nella città americana c’era Andrea Molteni, in rappresentanza di Tessabit, l’azienda comasca che fin dalla nascita della startup portoghese con sede a Londra ha creduto nell’idea e ne ha aiutato lo sviluppo.

La collaborazione

Una collaborazione che è cresciuta a Como tra Tessabit e il Ceo e fondatore della neo-quotata in borsa Farfetch, il portoghese José Neves: «Per noi è una grandissima soddisfazione essere stati scelti, come unici italiani, a partecipare a questo importante momento per Farfetch a New York», spiega Molteni che, rientrato a Como, ha raccontato l’esperienza di Tessabit accanto alla società nel suo debutto in Borsa: «Insieme al fondatore – prosegue Molteni –, all’inzio abbiamo sviluppato il progetto e Neves è molto riconoscente per il lavoro che abbiamo fatto insieme e per il ruolo che Tessabit ricopre come uno dei negozi principali, all’interno della piattaforma, in termini di vendita e di offerta, sia a livello di gusto che di marchi». Il marketplace, nate dieci anni, si è poi sviluppato nel tempo, cambiando modalità di interazione tra i clienti, i marchi e le boutique, sviluppando un’idea nata durante la partecipazione alle fiere. Neves infatti, in queste occasioni, si rese conto che i player che avevano deciso di affidarsi all’e-commerce crescevano bene, mentre i retailer tradizionali, che non avevano preso in considerazione la possibilità di vendere online, facevano fatica: «Quella dell’online era una sfida che era necessario affrontare – spiega Molteni – in un momento in cui però i negozi tradizionali avevano ancora una mentalità lontana dall’e-commerce». Molteni, contattato da Farfetch quando la società era ancora una startup e stava cominciando a muoversi nel mondo della vendita online, si è da subito appassionato all’idea di una piattaforma che poteva aggregare player importanti, diventando una delle prime realtà ad aderire alla nuova impresa di Neves: «Farfetch ha iniziato nel 2008 – spiega Molteni – e noi, fin da subito, da quanto siamo stati contattati, abbiamo compreso l’importanza e la portata di questa iniziativa che, appena mi è stata raccontata, è stata per me come un’illuminazione. Questo perché già da tempo sentivamo la necessità di un progetto di questo tipo, per una proposta che fin dall’inizio si è dimostrata un win win».

L’idea di aderire al progetto, aiutandone lo sviluppo, con una partecipazione attiva di Tessabit che ha messo un po’ di Como nel Dna della nuova impresa, è stata per Molteni una scelta importante: «Siamo partiti con la collaborazione con Farfetch perché, fin da subito, siamo stati colpiti dal progetto. Per un’azienda famigliare come la nostra, infatti, l’online è uno sfogo incredibile e, sviluppato in questo modo ci ha permesso di mantenere una grande autonomia». La prima vendita di Tessabit su Farfetch è avvenuta nel maggio 2009 con «un paio di scarpe Dolce & Gabbana – ricorda Molteni – vendute a un cliente negli Stati Uniti». La collaborazione è poi cresciuta e continuata nel tempo con Tessabit che, spiega Molteni, «ha svolto una sorta di azione di apripista per molti altri negozi che hanno seguito il nostro esempio, conoscendoci come player di alto livello».

Primi passi

Nel 2009, all’inizio dell’attività della società dell’imprenditore portoghese, «il 70% del catalogo Farfetch – precisa Molteni – era costituito da nostri prodotti. A New York, venerdì, ci hanno detto che, senza di noi, non sarebbero arrivati fino a dove sono arrivati, alla New York Stock Exchange».

La presenza sulla piattaforma Farfetch è per Tessabit, a quasi dieci anni dall’inizio della collaborazione, un fattore di grande importanza, con una vendita di prodotti tramite il portale che copre «gran parte del fatturato» dell’azienda comasca e che continua anche a livello di branding grazie alla creazione e allo sviluppo di «una clientela sempre più internazionale».

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