«Iniziò tutto dai Bitcoin
Ho investito quattro anni fa
e non mi sono pentito»

L’analisi di Cristian Fresolone, imprenditore di Como nel campo digitale. «Tecnologia rivoluzionaria, si candida alla trasformazione di Internet»

Come molti appassionati di informatica e nuove tecnologie, nell’oramai lontano 2013, anche io ho conosciuto Bitcoin quasi per caso. Il mio primo investimento di qualche centinaia di euro l’ho fatto solo nel 2015 quando ancora Bitcoin era uno strumento per i pagamenti poco conosciuto.

Da allora sino ad oggi, mi sono sempre più convinto che il luccichio della moneta digitale per eccellenza non é il suo potenziale valore, bensì la tecnologia con la quale Bitcoin è stato concepito, tecnologia incredibilmente rivoluzionaria e potente.

Per arrivare a capire l’evoluzione storica che ha portato alla creazione di Bitcoin, dobbiamo partire da molto lontano nel tempo. Potrà sembrare una ricostruzione sommaria e anacronistica ma tutto nacque dall’esigenza, dei nostri avi, di sostituire il baratto e il complesso scambio di oggetti che avevano pesi e valori differenti, con un sistema accettato da buona parte della collettività, nacque così il denaro. Con esso nacquero anche le prime forme dedicate alla sua conservazione (risparmio) e la sua capacità di generare ricchezza.

Con l’aumentare della circolazione del denaro e della ricchezza iniziarono anche le prime problematiche relative alla produzione e al controllo di questo. La prima delle due poteva portare ad una sovra inflazione, qualora la costruzione fisica del denaro fosse stata fatta senza limiti. La seconda, l’interesse da parte di alcuni a “centralizzare” le regole di gestione della moneta per poterla in qualche modo controllare.

L’evoluzione

Con l’evoluzione e la gestione dei metalli le civiltà ha conosciuto l’oro, elemento che per un certo periodo ha rappresentato la soluzione alle due problematiche appena esposte: facilmente suddivisibile e non controllabile in quanto poteva generare ricchezza solo a chi lo possedeva, oltre questo, l’oro era difficile da produrre e quindi poco inflazionabile.

Con il tempo, però, anche l’oro ha evidenziato i suoi limiti: difficoltà nel riconoscerne l’autenticità, difficoltà a trovare spazi ove depositarlo, difficoltà a trasportarlo in grandi quantità. Queste limitazioni hanno portato alla creazione del denaro come lo conosciamo ancora oggi: fogli di carta garantiti da una serie di “mediatori” e “sotto mediatori” ovvero, stati e banche.

Nell’era di Internet, degli scambi digitali senza confini né distanze, Bitcoin rappresenta la forma più evoluta e utile del denaro: garantisce la privacy di chi lo possiede, non è inflazionabile, è impossibile bloccarne l’utilizzo a livello tecnico e quindi non è censurabile.

Una delle caratteristiche fondamentale di Bitcoin si chiama “decentralizzazione” (peer to peer) un insieme di tecnologie distribuite attraverso una rete formata da tanti “nodi” o più semplicemente server, senza un punto centrale attaccabile che quindi rende Bitcoin (o meglio la rete di gestione di Bitcoin) “instoppabile” e quindi lo scambio di valore tra utenti incensurabile. Malintenzionati, governi, enti o società, non possono fermare Bitcoin.

Al contrario di altre tecnologie o software che hanno avuto o hanno tra le loro caratteristiche la decentralizzazione dei dati (vedi per esempio Napster per lo scambio di file musicali o BitTorrent per i media) il software che gestisce Bitcoin è presente in maniera identica su tutti i nodi della sua rete insieme al registro finanziario delle transazioni. Il software non è riferibile a nessuna società e può essere visualizzato il suo codice sorgente da chiunque così da poterne verificare le azioni e le operatività. Esiste un gruppo di persone che di anno in anno si alternano per contribuire con le loro idee a evolvere il “sistema” Bitcoin, è poi la maggioranza degli utenti a stabilire quali modifiche al software applicare. Questo consente a chiunque e indipendentemente dal suo ruolo, di verificare, correggere, migliorare il codice sorgente di Bitcoin.

La firma digitale

Gli spostamenti di denaro che avvengono sul registro finanziario che tiene traccia di tutte le transazioni monetarie di Bitcoin (registro obbligatoriamente presente e sincronizzato su tutti i nodi della rete) vengono garantiti dalla firma digitale. Questa tecnologia incorpora al suo interno due stringhe numeriche chiamate “chiave pubblica” e “chiave privata” (o segreta). La chiave pubblica consente a chiunque voglia inviarci dei Bitcoin di poterlo fare facendo riferimento ad essa, potremmo paragonarla ad una sorta di “indirizzo” digitale di deposito valore. La chiave privata, invece, è lo strumento con cui, attraverso specifiche operazioni matematiche crittografiche, il software di Bitcoin consente la vera e propria apposizione della firma digitale per attivare gli spostamenti di valore. Per questo motivo la chiave privata viene detta anche “segreta” e deve essere conservata con la massima cura dal suo proprietario per evitare che chiunque ne venga in possesso sia in grado di trasferire i nostri bitcoin al suo “indirizzo” digitale di deposito valore senza possibilità di sapere chi ha eseguito l’operazione. La decentralizzazione e la firma digitale rendono l’utilizzatore di Bitcoin responsabile al 100% delle azioni che esegue con questo, l’utilizzatore diventa la banca di se stesso.

Catena di blocchi

Altro elemento fondamentale della struttura che compone Bitcoin è la Blockchain, la tecnologia più rivoluzionaria degli ultimi dieci anni che è candidata a trasformare Internet e molti aspetti della nostra vita da qui a qualche anno.

In italiano “catena di blocchi”, è un invenzione di Satoshi Nakamoto, essere “mitologico” e anonimo che si nasconde dietro la creazione del Bitcoin stesso. Per molti Satoshi non è una singola persona ma un gruppo di informatici, per altri è un manipolo di rivoluzionari cultori delle filosofia cyberpunk estremisti dell’auto-govero in tutti i settori, settore monetario compreso.

La Blockchain è un mix di programmazione informatica, crittografia, matematica che insieme generano un database distribuito, sincronizzato e replicato su centinaia di computer facenti parte della stessa rete. Il database in questione conserva tutti i dati (le transazioni di spostamento di valore) grazie alla condivisione della potenza computazionale di tutta la rete Bitcoin così da rendere i dati immutabili da chiunque.

Si calcola che per hackerare la rete Bitcoin, oggi, bisognerebbe utilizzare una potenza di calcolo pari a 6.000 volte quella dei 5 più potenti computer presenti al modo.

La Blockchain di Bitcoin non è la sola ad essere utilizzata, ne esistono di svariate pubbliche e private, già adottate in molti ambiti informatici.

Per spiegare la struttura della Blockchain si potrebbe immaginare una catena dove ogni anello contiene una serie di informazioni (blocco), l’anello è collegato a quello successivo grazie ad un lucchetto e la chiave (unica e irripetibile) di questo è detenuta proprio dall’anello successivo così da rendere la catena composta da una struttura immodificabile, sicura, inviolabile. Il tempo di generazione di ogni blocco è pari a 10 minuti.

Per estremizzare il concetto di Blockchain possiamo pensare che questo sia un vero e proprio sistema operativo che sfrutta una potenza computazionale enorme grazie alla rete di server sul quale è installato.

Uno dei primi a comprendere le enormi potenzialità della Blockchain e a immaginarla come un vero e proprio sistema operativo, è stato Vitalik Buterin, studente universitario russo / canadese che nel 2014, neanche ventenne, ha creato la sua Blockchain (Ethereum) in grado di “far girare” su di essa vere e proprie routine di programmazione denominate “Smart Contract”, grazie a un nuovo linguaggio di programmazione: Solidity. Sono centinaia le startup che utilizzano tutti i giorni Ethereum e che hanno basato i loro business su questa Blockchain.

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