La manovra di Borghi
«Flat tax subito
sino a 55mila euro»

Il parlamentare leghista comasco, presidente della Commissione Bilancio della Camera: «L’aumento dell’Iva si può bloccare anche con una quota di deficit»

«La nostra manovra è già pronta, ci stiamo lavorando da mesi». Claudio Borghi, comasco, presidente della Commissione Bilancio della Camera, fidato consigliere di Matteo Salvini in materia economica, prova a spiegare cosa potrebbe succedere alle nostre tasche se, come chiede la Lega, si votasse subito e se, come indicano i sondaggi, il centrodestra a trazione leghista facesse bottino pieno.

Prima questione, se votassimo subito potrebbe non esserci tempo per approvare la legge di bilancio entro fine anno e quindi scatterebbe l’aumento dell’Iva...

Non è così, se dopo la sfiducia si decidesse di sciogliere le Camere, il tempo ci sarebbe eccome. E in ogni caso, se per ipotesi, l’esito delle elezioni non consentisse una soluzione di governo immediata e quindi ci volesse più tempo per formare un governo, l’esecutivo provvisoriamente in carica, se tutti come mi pare fossero d’accordo, potrebbe da sé risolvere la situazione approvando un decreto che rinvii di due mesi l’entrata in vigore dell’aumento dell’Iva.

C’è il rischio però che, in caso di mancata approvazione della legge di bilancio entro fine anno, scatti l’esercizio provvisorio...

E non sarebbe assolutamente un dramma. Negli Usa il cosiddetto government shutdown è una situazione che si verifica di frequente. Nel caso italiano l’amministrazione continuerebbe a funzionare a legislazione invariata, ovviamente con una capacità di spesa limitata, pari a un dodicesimo per ogni mese sino all’approvazione del bilancio definitivo. Non cascherebbe il mondo, è già capitato e non ci sarebbe alcuna ricaduta sulle tasche dei cittadini.

Lei sa che la Lega è accusata di avere voluto far precipitare la situazione politica per non essere costretta ad affrontare lo scoglio della manovra...

Sì ma è un’accusa senza senso. Se davvero fosse stata questa la motivazione avremmo staccato la spina in autunno, non ora. La manovra contiamo di farla noi, dopo le elezioni.

Lei ha dichiarato nei giorni scorsi che la Lega ha già chiaro cosa mettere nella manovra...

Confermo, ci lavoriamo da sei mesi, mi verrebbe da dire anni. Abbiamo ben chiaro, ad esempio, come arrivare alla flat tax dopodiché i tempi e le modalità dipendono dalle risorse a disposizione. Speravamo in un miglioramento dell’economia globale, non c’è stato, anzi è accaduto il contrario. Ma faremo lo stesso con meno, faremo percepire in modo concreto in quale direzione vogliamo andare. Sarà l’inizio di un percorso verso la riduzione delle tasse che è quanto ci chiedono gli elettori.

La promessa è meno tasse, ma l’impegno è anche quello di restare nei parametri europei, sotto il 3% del patto di stabilità?

Come noto, non sono mai stato un fan dell’Europa e, nel caso fosse necessario, sarei il primo a sostenere una manovra con il deficit al 5%. Ma il bisogno non c’è, è possibile mettere a punto una legge di bilancio raggiungendo gli obiettivi che abbiamo in mente e stando al di sotto della soglia del 3%.

Salvini ha parlato di Irpef al 15%. Si può fare subito o è un obiettivo di lungo periodo?

È un obiettivo di lungo periodo per una platea di cittadini più ampia possibile.

Ma oggi, con le risorse verosimilmente a disposizione, fino a dove si può arrivare?

Il modello è quello della flat tax per le partite Iva che abbiamo introdotto e che sta dando buoni riscontri. Ci si arriverà per gradi. Noi abbiamo pensato che, per dare risultati sensibili, occorre mettere nella prossima manovra una cifra tra i 10 e i 15 miliardi. L’idea è quella di concentrare queste risorse su quella fascia di contribuenti con una dichiarazione dei redditi compresa tra i 20 e i 55mila euro, la fascia del vecchio ceto medio che sta scomparendo. Questo non significa che gli altri non potranno godere di benefici, andare verso la flat tax significa che tutti pagheranno di meno. Concentreremo però i vantaggi su questa fascia di reddito, perché oggi è quella che, in proporzione al reddito, paga più di tutti.

Per sterilizzare l’Iva servono 23 miliardi. Dove pensate di recuperare queste risorse?

Innanzi tutto vorrei chiarire un aspetto che ha generato qualche equivoco, già togliere l’aumento implica negli stessi conti dello Stato una crescita superiore rispetto a quella preventivata, stiamo parlando di un punto di Pil, circa 18 miliardi. Vero che servono altre risorse ma teniamo conto di alcune circostanze: attualmente abbiamo un tendenziale deficit/Pil dell’1,7% e abbiamo molte voci positive: il risparmio su reddito di cittadinanza e Quota cento, introiti fiscali superiori al previsto anche grazie alla lotta all’evasione, i dividendi di Banca d’Italia, insomma tutta una serie di fattori favorevoli che si proporranno il prossimo anno. Sono tranquillo, con una quota di deficit aggiuntivo penso sia possibile raggiungere gli obiettivi che abbiamo in testa.

La Lega ora si sta smarcando dal reddito di cittadinanza. Lei quale opinione ha di questa prima fase della legge?

Non positiva, mi pare che sia mancato del tutto la fase dell’avviamento al lavoro.

È immaginabile un passo indietro in tempi brevi?

Beh quanto meno sarebbe opportuno rivedere il provvedimento, così com’è non funziona. Quando vedo segnalazioni diffuse di abusi e la parte di avviamento al lavoro che non decolla mi pare inevitabile porsi degli interrogativi. Sono sempre stato favorevole a una forma di assistenza che contrasti la povertà ma è un’altra cosa è in ogni caso va monitorata. Un intervento a pioggia senza criteri precisi non può

© RIPRODUZIONE RISERVATA