Ticino, posto part time
a 1.400 franchi lordi
Dumping sui frontalieri

Fa discutere l’offerta di una ditta di Balerna anche per lo stop a ogni possibile carriera. Cattaneo (Uil): «Assurdo, dietro c’è sempre un’impresa italiana che si è trasferita in Ticino»

Carriera vietata in un’azienda ticinese (con sede a Balerna, a due passi dal confine), dove ad un frontaliere che ha mandato candidatura e curriculum è stato messo “nero su bianco” - via mail - il fatto che «oltre al pagamento su 12 mensilità ed uno stipendio di 1.400 franchi lordi (part time 50% per 20 ore settimanali in back office), non si prevede nessun tipo di crescita né professionale né economica e né variazioni circa il grado d’impiego».

Può essere considerata questa l’ultima frontiera del dumping salariale, fenomeno da diversi anni in auge che tante polemiche ha creato lungo la linea di confine. La notizia - riportata con grande enfasi da ticinolibero.ch - ha riaperto il dibattito su un tema di strettissima attualità “oltre ramina” (così è chiamata la “rete di confine” in Canton Ticino) ovvero quello degli stipendi sotto soglia e del trattamento non proprio in linea con il “bon ton” riservato a diversi lavoratori italiani in cerca di un’occupazione oltreconfine. D’altronde il concetto è semplice: dove non ci sono regole d’ingaggio precise e contratti collettivi di lavoro, ognuno (inteso come ogni imprenditore) si sente legittimato a comportarsi come meglio crede all’insegna del massimo profitto. Ticinolibero.ch ha parlato apertamente di “offerta shock”, ma anche Roberto Cattaneo, segretario della Uil Frontalieri di Como non ha certo risparmiato critiche, aggiungendo però un particolare di sicuro interesse, anche nell’ottica dei rapporti di “buon vicinato”: «I 1.400 franchi lordi per un impiego part time passano persino in secondo piano rispetto all’assurdità del fatto che nella mail inviata al frontaliere che aveva presentato il proprio curriculum è stato specificato quanto segue: “Non è previsto nessun tipo di crescita nè professionale né economica né circa il grado d’impiego”. Mi spiego meglio: l’azienda già prima conosce il destino del futuro lavoratore senza aver messo alla prova il lavoratore stesso. Ma c’è un altro dato di rilievo: e cioè che di fronte ai casi di dumping e di trattamento “singolare” (mettiamola così) riservato ad un nostro lavoratore in cerca di un’occupazione in Ticino, dall’altro lato del confine c’è nella totalità dei casi - lo dico con cognizione di causa - un imprenditore italiano che si è trasferito oltreconfine. È un fatto che ho più volte evidenziato anche negli incontri in Ticino, ma dalle autorità d’oltreconfine sinora non è arrivata alcuna risposta. In pratica, si sta riproponendo una situazione che in Italia era nota alcuni decenni fa. E il “liberi tutti” non giova a nessuno».

Detto che i 1.400 franchi lordi corrispondono a circa 1.220 euro, va anche precisato che l’offerta era in bella mostra su un portale di annunci, inserita da un’agenzia di collocamento. Tra le mansioni, figurano dall’archivio alla corrispondenza al centralino e viene chiesta una buona conoscenza dell’inglese, visto che «la maggior parte dei clienti non è italiana». Infine una precisazione: l’azienda non dà agli impiegati alcun parcheggio per l’auto.

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