Sì alla Brexit. Inghilterra, addio all’Ue
Crollano tutte le borse

Brexit lascia subito il segno. Il contraccolpo dell’esito del referendum in Grand Bretagna si è sentito anche a Milano: perdite tra il 10 e il 20% per tantissimi titoli

La Gran Bretagna rompe gli ormeggi e veleggia verso la Brexit. Un’alba d’incognite si apre sull’Europa dopo una notte drammatica in cui l’opinion poll che alla chiusura dei seggi del referendum concesso dal premier David Cameron dava il fronte filo-Ue in vantaggio è stato ribaltato. Fino a portare i Leave, sostenitori del divorzio, a quasi un milione di voti in più. Il leader storico degli euroscettici dell’Ukip, Nigel Farage, l’unico a sbilanciarsi in una raffica di dichiarazioni durante lo spoglio, canta apertamente vittoria: “Questa è l’alba di un Regno Unito indipendente, oggi è il nostro Independence Day, è arrivato il momento di liberarci da Bruxelles”. Per la proclamazione formale ci sarà d’attendere qualche ora, ma in effetti i giochi sono fatti, come conferma la Bbc.

Londra e la Scozia non sono riuscite a compensare la valanga dell’Inghilterra profonda, ma anche del Galles. Forse un ruolo lo ha giocato anche il maltempo, con l’impatto che la pioggia torrenziale di ieri ha avuto sull’affluenza alle urne nella capitale. In ogni modo la partita appare chiusa. E la reazione dei mercati - euforica dopo il primo opinion poll che aveva dato Remain al 52% - ne è una conferma: sterlina ai minimi storici sul dollaro dopo una discesa a precipizio peggiore di quella del Venerdì Nero del 1992, panico nelle borse di mezzo mondo, futures a -6% a Londra.

Terremoti finanziari a parte, è la stessa Unione Europea a dover affrontare ora un contraccolpo pesantissimo, che le cancellerie occidentali - rimaste tutta la notte con il fiato sospeso - ancora ieri sera speravano di evitare. A Londra, poi, la crisi politica rischia di essere questione di ore. Skynews cita già fonti vicine a Downing Street che ipotizzano come imminenti le dimissioni di Cameron. Il primo ministro conservatore, sconfessato in primo luogo dall’elettorato del suo partito e sfidato in casa in particolare dal rampante ex sindaco di Londra Boris Johnson, capofila non ufficiale dello schieramento dei Leave, non sembra avere più vie d’uscita. Quel referendum che lui stesso aveva promesso e poi convocato credendo di poter dare un contentino sul fronte interno lo sta travolgendo. “Il genio dell’euroscetticismo è uscito dalla lampada”, ha tuonato il tribuno Farage. E forse non solo in Gran Bretagna.

Le Borse europee, con una perdita in questo momento dell’indice Stoxx 600 del 7,25%, stanno segnando il peggior calo dall’ottobre del 2008 e dalle turbolenze del post Lehman.

Prosegue il tracollo dei mercati Ue, con l’indice paneuropeo Euro Stoxx giù dell’8,7% e lo Stoxx 600 giù del 7,2%. Londra perde il 4,5%, Parigi l’8,4%, Francoforte va già del 7,1%, Madrid scivola dell’11,4%, Milano perde il 10,4%. Intesa lascia il 18,9%, Unicredit va giù dell’18,7%. A livello settoriale crollano soprattutto i titoli finanziari (-10,5%). Tra i colossi Ue Santander perde il 20%, Lloyds cede il 20,1, Bnp il 16,3%, Barclays lascia il 19,7%. Scivolano più di tutte le banche greche, con Alpha già del 29,2% ed Eurobank del 30%.

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