Ogni mese 1200 franchi
in meno di stipendio
In Svizzera la parità diventa legge

In vigore dall’1 luglio, interessa le aziende con più di 100 addetti. L’Ocst: «Poco incisiva»

Entrerà in vigore mercoledì 1° luglio, in Svizzera, la nuova legge per la parità salariale. Qualcuno ha parlato di svolta importante, altri - come il sindacato Ocst - hanno bollato il provvedimento come “poco incisivo”. Il dato oggettivo è che dalla metà della prossima settimana, le imprese che contano «100 o più collaboratori dovranno effettuare una prima analisi interna sul tema salari», che in un anno dovrà portare a proposte operative per migliorare la parità salariale. È stato il Governo di Berna, un anno fa, ad indicare la data del 1° luglio che “D-Day” del provvedimento. In buona sostanza, sarà interessato dalla nuova legge il 46% dei lavoratori svizzeri, anche se - come obiettato dalle organizzazioni sindacali - di parità salariale si parlerà «per l’1%, numeri alla mano, delle imprese».

Berna ha fatto sapere che - una volta effettuata una ricognizione - ogni quattro anni sarà effettuata una valutazione dello stato dell’arte, «a meno che la prima ricognizione non riveli l’assenza di differenze salariali sistematiche». Sin qui anni di dibattito politico non hanno portato ad una significativa riduzione delle discriminazioni salariali tra uomo e donna. Il Canton Ticino, nelle osservazioni inviate tempo fa a Berna circa il dibattuto provvedimento, aveva indicato una soluzione operativa per correggere il tiro sulle discriminazioni salariali ovvero applicare la nuova legge non solo alle imprese con 100 e più collaboratori, ma anche “ai datori di lavoro per i quali esiste una forte presunzione di discriminazioni salariali”. Sin qui il Governo federale ha deciso di non tener conto del suggerimento giunto da Bellinzona. L’impressione è che Berna abbia voluto dare un segnale senza forzare la mano. L’ultimo report - datato 2016 - ha evidenziato che in media, in Svizzera, le donne guadagnano circa 1200 franchi in meno al mese degli uomini. Per questo il Governo federale ha varato un provvedimento - che in realtà ha incontrato parecchi ostacoli cammin facendo - finalizzato anche ad incentivare «il reinserimento delle donne nel mercato del lavoro». «Riducendo lo scarto salariale tra i sessi - scrive Berna - si offre alle coppie la possibilità di ripartirsi in modo più equilibrato l’attività professionale (remunerata) e i lavori domestici e familiari (non remunerati) senza che debbano subire perdite sotto il profilo economico».

Parità salariale - nelle migliori intenzioni di Berna - è sinonimo di «pari opportunità e di libera scelta dei modelli familiari e professionali più consoni». Resta il fatto che l’approccio alla nuova Legge è stato - per ribadire il concetto espresso da Ocst - “poco incisivo”. Ci sarà un anno di tempo per valutare l’efficacia del provvedimento e soprattutto per capire come le imprese - reagiranno.

© RIPRODUZIONE RISERVATA