«Più lavoro in Ticino
Ora basta pregiudizi
sui nostri lavoratori»

Il segretario Uil Frontalieri Roberto Cattaneo sulla possibile forte aumento dei posti per gli italiani. «Stop a campagne discriminatorie e contratti irregolari»

«Stop definitivo al “Prima i nostri!” e - aggiungo - stop alle frasi ormai fuori da ogni attuale logica legate al fatto che i frontalieri sottraggono posti di lavoro ai residenti». Diretto, secondo consuetudine, il segretario della Uil Frontalieri di Como, Roberto Cattaneo, ha così commentato il dettagliato studio della Scuola universitaria professionale della Svizzera italiana (la Supsi), realizzato per conto dell’Associazione industrie ticinesi (l’Aiti), in base al quale esiste il rischio concreto che ben 5 mila posti di lavoro possano non venire più occupati da qui ai prossimi anni.

I numeri

Numeri di assoluto rilievo che hanno aperto un importante dibattito non solo in Ticino, ma anche al di qua del confine, tenendo conto che i frontalieri occupati nei diversi segmenti economici ticinesi al 31 marzo scorso sono arrivati a un’incollatura da quota 75 mila, registrando numeri importanti nelle costruzioni e nella ristorazione, entrambi con un segno “più” marcato.

«Le cifre diffuse dal report della Supsi smentiscono queste continue pressioni legate al “Prima i nostri!” - chiosa Roberto Cattaneo -. C’è anche un secondo aspetto da rimarcare, anch’esso molto importante. Mi riferisco al fatto che un aumento così vertiginoso di richieste di lavoro porti in doti anche un po’ più di ordine - per usare un termine elegante - dentro il sistema dei salari ticinesi. Ogni giorno scopro irregolarità negli stipendi e, non da ultimo, nei rapporti di lavoro. Cito un esempio su tutti, quello delle assunzioni a chiamata, che stanno letteralmente dilagando. Per questo dico che sempre più ordine, ricordando che lo studio davvero mette in evidenza numeri importanti, tenendo conto che la “forbice” potrebbe allargarsi sino a 12 mila posti vacanti». Il tema è sicuramente di stretta attualità, anche perché soprattutto la Lega dei Ticinesi non ha perso occasione, ad inizio maggio, in corrispondenza della pubblicazione del report sull’occupazione frontaliera nel primo trimestre dell’anno, per segnare nuovamente un solco profondo nei rapporti di confine, puntando l’indice in particolare sullo stop - dettato da motivazioni politiche connesse al conflitto in Italia - all’iter per parte italiana legato all’approvazione del nuovo accordo fiscale.

Il dibattito

«Al di là della ramina (così è chiamata in Ticino la rete di frontiera, ndr) ogni accordo è buono per non firmare - si legge in un post del consigliere nazionale leghista Lorenzo Quadri -. La soluzione? Disdire subito la convenzione del 1974 (vale a dire l’accordo oggi in essere, ndr) e bloccare i ristorni. Quasi 50 anni di regali al Belpaese bastano».

E sicuramente l’occupazione sarà anche uno degli argomenti cardine della campagna elettorale che porterà alle elezioni federali del prossimo anno, con la Lega dei Ticinesi - è bene ricordarlo - che nell’ultima tornata ha perso un deputato in Consiglio nazionale. Per quanto concerne il report della Supsi va puntualizzato un ultimo aspetto e cioè che l’economia ticinese andrà comunque a generare nei prossimi anni almeno 24 mila posti di lavoro, con informatica e ristorazione in costante ricerca di personale.

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