Pochi tesserati (e tanti pensionati). Sindacati a Como, la crisi è senza ritorno?

Lavoro Sono in tutto 126mila gli iscritti comaschi alle organizzazioni confederali. Nuovi tesseramenti sempre più difficili: all’appello mancano i precari e le grandi aziende

I sindacati a Como e provincia stanno cercando di riorganizzarsi, ma nel nuovo mondo del lavoro sembrano perdere terreno.

Le tre organizzazioni confederali contano 126mila iscritti comaschi, ma di questi più di 62mila appartengono alle categorie dei pensionati. È il 50%. I nuovi tesseramenti sono sempre più difficili soprattutto nel privato, salvo il pubblico impiego e la scuola Cgil, Cisl e Uil fanno fatica a garantire un radicamento sul territorio.

La Cisl dei Laghi (circa 60mila iscritti di cui 32mila pensionati) ha superato una lunga fase di reggenza e a fine marzo ha rinnovato la segreteria. Non manca chi fa notare che una parte consistente del peso della Cisl è spostato su Varese. Un’annotazione che il segretario generale Daniele Magon respinge, rivendicando di essere cresciuto lui stesso nel comasco.

«È vero che oggi non ci sono più le grandi aziende con 500 lavoratori pronti a riunirsi in assemblea – spiega Magon – la società è molto più individualistica, c’è disinteresse. L’atteggiamento della politica è sempre meno teso all’ascolto, succede con il governo nazionale come i sindaci di alcune città, anche a Como». Il dialogo con Palazzo Cernezzi non è mai davvero partito.

La Cgil (53mila iscritti di cui 27mila pensionati) pure è appena uscita da una fase di transizione al vertice. Ora Sandro Estelli, proveniente dai tessili, ha riorganizzato la segreteria. Non sono in previsione accorpamenti con altre province. «Noi non cambiamo la nostra struttura - spiega Estelli - cercando di restare radicati su Como. Certo il mondo del lavoro oggi è destrutturato, un fatto che non agevola i tesseramenti. I precari hanno difficoltà ad avvicinarsi al sindacato, perché hanno scadenze a breve termine e perché vengono visti male dai datori. La dimensione delle attività si è ridotta. Nei nuovi lavori, dove ci sarebbe più bisogno, è complicato fare attività sindacale».

La Uil del Lario conta 13mila iscritti comaschi di cui 3.500 pensionati, da sempre questo sindacato ha una base risicata di tesserati anziani rispetto agli altri due confederali. Negli ultimi tre anni in compenso ha macinato molti iscritti, sta riducendo le distanze tra i lavoratori attivi. Però è di fatto commissariata, il segretario generale Salvatore Monteduro si è spostato su Milano e Vincenzo Falanga se n’è andato dalla funzione pubblica. Adesso Dario Esposito, proveniente dalla polizia penitenziaria, guida la Uil del Lario in attesa del congresso a metà giugno. La Uil comasca è attiva anche a Lecco e in parte a Monza.

I coordinatori provinciali

«È in corso un processo di regionalizzazione – spiega Monteduro – torneremo a valorizzare i territori con dei coordinatori provinciali, capaci di dare un’impronta politica e sindacale. Invece faremo il lavoro prettamente amministrativo da Milano».

L’impressione però è che il peso specifico dei confederali stia calando. Per mere ragioni demografiche la quota dei pensionati è destinata a diminuire presto in maniera costante. Nelle piccole imprese e in alcuni settori le nuove rappresentanze sono ridotte all’osso. Tutti, Cgil, Cisl e Uil, non nascondono la crescente concorrenza data da alcuni nuovi sindacati, anche online, senza un vero radicamento. Con la prospettiva di un cambiamento che inizia a diventare una necessità.

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