Record frontalieri in Svizzera. Pesa il turismo va a caccia di personale

Confine Alle spalle dei 77.732 permessi di lavoro anche la spinta del prossimo accordo sulla fiscalità. «Alle aziende conviene assumere con il regime attuale»

Il nuovo record di frontalieri - 77.732 i permessi “G” attivi in Ticino -, censito dal sempre solerte Ufficio di Statistica cantonale al 30 settembre, ha sicuramente rappresentato un nuovo punto fermo dentro dinamiche non semplici da analizzare, con l’anno in corso segnato dal conflitto ucraino, dalla crisi energetica nonché in Ticino da un meno 13,3% quanto a pernottamenti turistici, dopo il boom delle due precedenti stagioni estive. Eppure i nostri lavoratori impiegati oltreconfine sono arrivati a un’incollatura da quota 78 mila, con il consigliere nazionale della Lega dei Ticinesi, Lorenzo Quadri, che ha annunciato, con tutta l’enfasi del caso, che «l’anno prossimo i frontalieri saranno 80 mila».

Nel concreto, questo dato ragguardevole si presta a più chiavi di lettura, ben riassunte da Andrea Puglia, responsabile frontalieri del sindacato Ocst: «Il dato è in continuo aumento e questo è da ricondurre a molteplici cause. Anzitutto in settori come quello della ristorazione e del turismo gli esercenti facevano molta fatica a trovare personale e con maggior forza rispetto al passato hanno attinto alla manodopera estera». Tema questo che sul lato italiano del confine da mesi sta innescando un forte dibattito, ricordando che i permessi “G” attivi nella ristorazione e nell’hotellerie ticinese al 30 settembre (ne abbiamo dato conto ieri) erano 4599. «Nel contempo c’è anche un altro aspetto da rimarcare, connesso all’aumento dei lavoratori interinali, assunti cioè attraverso le agenzie - la sottolineatura di Andrea Puglia -. Si tratta di lavoratori che molto spesso compiono brevi missioni, anche se poi il loro permesso resta attivo a lungo. Questo per dire, al netto dei numeri che hanno la loro rilevanza, che non tutti i permessi “G” sono contemporaneamente presenti sul territorio, proprio perché numerosi fanno riferimento a lavoratori interinali, che alternano il periodo di lavoro a lunghe pause nel mezzo».

La tassazione

C’è un terzo aspetto che spiega in modo ancor più pragmatico l’ascesa continua del numero di permessi “G” attivi in Ticino, che neppure in questo anno così particolare (dopo il biennio segnato dal Covid) ha conosciuto momenti di flessione. Il rimando è al nuovo accordo fiscale, al momento ancora fermo nel nostro Parlamento e che verosimilmente non potrà essere più approvato entro l’anno in corso, rimandando il via libera su questo versante del confine ai primi mesi del 2023.

«Il nuovo accordo fiscale ha spinto numerose aziende ad assumere frontalieri, in quanto questa nuova intesa dividerà la platea dei frontalieri tra vecchi e nuovi - ha rimarcato il responsabile frontalieri di Ocst -. I “vecchi” frontalieri avranno ancora un regime di tassazione agevolato, che rappresenta un vantaggio anche per l’azienda in quanto il lavoratore verrà tassato meno e, per diretta conseguenza, potrà accettare salari un po’ più bassi rispetto a quanto potrà accadere in futuro. Da qui la decisione di dar corso a nuove assunzioni prima dell’entrata in vigore del nuovo accordo».

Il terziario

L’ultimo aspetto ha inevitabilmente a che vedere con la continua crescita del Terziario che per un solo permesso “G” non ha raggiunto quota 52 mila. E pensare che in tempi non sospetti sempre la Lega dei Ticinesi annunciava - con i consueti toni da campagna elettorale - che “prima o poi i frontalieri impiegati nel Terziario saranno 50 mila”. Quota già abbondantemente superata.

«Ci sono alcuni segmenti dentro il Terziario, come quello informatico, in cui è oggettivamente difficile trovare manodopera in Svizzera - la chiosa di Andrea Puglia -. Da qui la crescita continua anche di questo dato».

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