Residenze fittizie
Il Ticino promette
controlli più rigidi

Il dibattito in Gran Consiglio sui permessi con l’intervento del presidente Norman Gobbi. «Italiani qui solo sulla carta, per costituire società»

Il Governo di Bellinzona alza il tiro sul delicato tema della stretta relativa al rinnovo dei permessi per gli stranieri, italiani in primis (908 i no di Bellinzona nel 2019, secondo la trasmissione della Rsi “Falò”) e sul muro di burocrazia eretto per i nuovi permessi “G” per i frontalieri e lo fa puntando il dito contro le “residenze fittizie”, nella stragrande maggioranza dei casi connesse alla creazione di società in territorio ticinese.

Tema questo che - stando al Governo di Bellinzona - chiama direttamente in causa tanti nostri concittadini. In mezzora di articolata disamina, ieri, il presidente del Consiglio di Stato, Norman Gobbi ha respinto le accuse giunte da più parti sullo “stato di polizia” creato in Ticino nei confronti degli stranieri, sul territorio cantonale con permesso B (dimora) o C (domicilio).

Botta e risposta

In Gran Consiglio ieri il botta e risposta tra Governo e deputati dell’opposizione è stato acceso, tanto che Matteo Pronzini (deputato socialista) ha annunciato che «la vicenda finirà davanti al Procuratore generale ed a dare spiegazioni non dovrà essere solo Norman Gobbi, ma l’intero Consiglio di Stato. La stretta sui permessi è avvenuta nell’alveo dell’illegalità». Anzitutto i numeri. «Nessuna decisione è stata presa illegalmente dal Consiglio di Stato - ha affermato Norman Gobbi -. Su 1532 ricorsi esaminati nel 2019, 486 riguardano gli stranieri, il 19% dei quali sono stati accolti e il 53% respinti». Ed ecco il tema clou del dibattito, quello relativo alle “residenze fittizie”. Norman Gobbi ha portato l’esempio di un cittadino italiano con permesso B (dimora) che «non aveva il centro dei suoi interessi in Svizzera». Moglie e figli vivevano in Italia, dove l’uomo era anche amministratore unico di una ditta. «Il suo permesso è decaduto. Dai controlli è emerso che il consumo di energia elettrica nel suo appartamento è stato pari a zero. In Svizzera ha costituito una “Sagl” di cui è socio e gerente ed i soci sono i 3 figli, tutti residenti in Italia - ha fatto notare Gobbi -. E in Italia è attiva la società con la medesima ragione sociale, nel medesimo ramo sociale (edilizia). A lui non è stato rinnovato il permesso B e non verrà rilasciato il permesso C (domicilio)».

Vigilia elettorale

È chiaro che la vicenda ha importanti e rilevanti connotazioni politiche, a una manciata di ore dal voto federale anti-frontalieri e anti-Europa. Altro filone toccato ieri dal presidente del Governo cantonale quello del “no” ai permessi per motivi di ordine pubblico. Norman Gobbi ha anche invitato - seppur nell’alveo istituzionale - i cittadini stranieri «ad una maggior collaborazione». Stretta sul rinnovo dei permessi e consultazione federale anti-frontalieri di domenica tengono banco da giorni anche al di qua del confine. «C’è preoccupazione per il voto di domenica in Svizzera sull’abolizione degli accordi con l’Ue per la libera circolazione perché questo comporterebbe una forte limitazione del rilascio di permessi di lavoro ai frontalieri italiani, già in difficoltà a causa delle discusse misure restrittive imposte dal ministro cantonale ticinese Norman Gobbi», ha affermato il senatore del Movimento 5 Stelle - Vito Petrocelli - presidente della Commissione Affari Esteri ed Emigrazione di Palazzo Madama.

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