Suominen Nonwovens di Mozzate, presidio contro la chiusura. «Scelta inaccettabile»

Tessile Protesta dei lavoratori dopo l’annuncio choc relativo alla dismissione del sito produttivo. «Due linee ferme, ma parlavano di un nuovo contratto». Il caso della sede di Novara, dove l’azienda assume

Presidio dei lavoratori e dei sindacati, ieri mattina, davanti ai cancelli della Nonwovens-Suominen in via al Corbè, stabilimento della società finlandese in cui si produce tessuto non tessuto in rotoli per salviette, materiale medicale e l’igiene.

Buona parte dei 92 dipendenti, operai e impiegati, hanno manifestato contro la decisione della proprietà di cessare la produzione entro giugno.

Fermi da Natale

Tanta l’amarezza e lo stupore di chi lavora nello stabilimento come Paolo Tonini di Marnate, 48 anni, capoturno e padre di tre figli. Assunto 19 anni fa, spiega che i macchinari sono fermi da Natale: «Nelle ultime settimane abbiamo fatto solo manutenzione in attesa di riprendere la produzione il 16 gennaio, perché ci avevano prolungato la cassa integrazione di una settimana. Non ci aspettavamo una comunicazione del genere». Annamaria Mazza, 51 anni, di Cassano Magnano, è entrata nello stabilimento di via al Corbè quando aveva 18 anni. «Abbiamo due linee di produzione, una è ferma da mesi, ma la proprietà parlava di rinnovarci il contratto e non di chiudere». Annamaria Mazza è anche rappresentante sindacale: «Per motivi di salute sono stata spesso assente, ma l’azienda mi è stata vicina e per questo sono ancora più stupita». Al presidio arriva suo marito: ha portato bibite e viveri. Annamaria, per tutti Anna, piange: «Ho avuto la fortuna di percepire uno stipendio fisso e regolare. È importante per un operaio avere la certezza di un impiego per pagare i prestiti, comprare quello di cui abbiamo bisogno. Il luogo di lavoro fa parte della nostra vita». Raffaello Canzio, di Lonate Ceppino, 48 anni, da 20 anni alla Nonwovens–Suominen, è rappresentante sindacale. Sposato, la moglie non lavora, hanno due figli di 13 e 18 anni. «Ero incredulo quando ho letto nella nota dell’azienda che il nostro stabilimento non è idoneo a una produzione rispettosa dell’ambiente. Sono anni che abbiamo sollevato il problema della plastica, di adeguare macchinari e produzione ma non è cambiato nulla». Accanto ai lavoratori si sono schierati Cobas, Femca Cisl e Filctem Cgil. Antonio Ferrari ed Eugenio Busellato di Cobas: «Non è la prima volta che le varie emergenze vengono scaricate sui lavoratori: le multinazionali arrivano in Italia, fanno cassintegrazione e poi chiudono».

La voce dei sindacati

In via al Corbè i dipendenti sono in cassa integrazione da un anno. «Una situazione d’incertezza che ci ha portati a organizzare 8 ore di sciopero a luglio e poi un’ora e mezza per 10 giorni. La cassintegrazione doveva finire a dicembre e a gennaio ci saremmo riuniti con la proprietà invece è stata comunicata la chiusura». Ferrari evidenzia una contraddizione: «Suominen a Cressa, in provincia di Novara, ha un’altra azienda che lavora a pieno ritmo, si fanno addirittura gli straordinari, ci sono state nuove assunzioni e hanno rinnovato gli impianti. Perché a Mozzate no?». Valentino Ceriani, Femca-Cisl: «Il nostro obiettivo è mantenere i 92 posti di lavoro. Abbiamo sempre avuto buoni rapporti con l’azienda, ma la modalità con cui si è arrivati a questo punto è vergognosa: i dipendenti l’hanno saputo dai giornali». Dario Cerliani, Filctem–Cgil: «Siamo di fronte all’ennesima scelta di una multinazionale che guarda ai profitti senza pensare alle ricadute sui lavoratori».

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