Svizzera, cresce
il feeling con l’Europa
Frontalieri più sicuri

In forte crescita i cittadini svizzeri contrari a disdirei bilaterali con l’Ue. Perde quota il referendum contro i lavoratori italiani

I lavoratori frontalieri, a cominciare da quelli comaschi e varesini, possono dormire sonni tranquilli. Un dettagliato sondaggio dell’istituto gfs.bern ha evidenziato non solo che il 49% degli svizzeri vede di buon occhio i rapporti bilaterali con l’Unione Europea, ma anche che l’iniziativa anti-frontalieri del prossimo 27 settembre targata Udc sembra scaldare sempre meno i cuori degli elettori rossocrociati. Se un anno fa, il 33% degli elettori si era detto favorevole a rimescolare le carte con l’Unione Europea, privilegiando la manodopera svizzera, oggi solo il 29% dell’elettorato sarebbe disposto ad andare allo scontro con Bruxelles.

Il tutto ruota ai (possibili) “danni economici” legati ad una guerra politica con l’Ue, con solo un anno di tempo (dal momento del voto) per disdire gli accordi bilaterali, il che significherebbe in primis una batosta per l’export. A metà settimana, sull’argomento, è intervenuta anche la consigliera federale - con delega alla Giustizia - Karin Keller Sutter che ha fatto notare come «l’economia svizzera è in buona salute grazie ai bilaterali». «L’obiettivo comune - ha aggiunto Karin Keller Sutter - è rilanciare l’economia. Già oggi il Consiglio federale promuove e sostiene la forza lavoro presente in Svizzera con tutta una serie di misure». Dunque, niente “Prima i nostri!” almeno da qui ai mesi a venire, segnati dall’onda lunga dell’emergenza Covid-19. Ma certo l’attenzione sul tema dei frontalieri e dei rapporti di confine resta alta.

«Il Governo deve assumersi le proprie responsabilità in materia fiscale - ha affermato il presidente della Commissione speciale di Regione Lombardia per i Rapporti con la Confederazione Svizzera, il leghista Roberto Mura -. I ristorni dei frontalieri saranno regolarmente versati (89,9 milioni di franchi l’importo comunicato in settimana dal Governo di Bellinzona, ndr) e questa è una buona notizia. Non si può e non si deve abbassare la guardia, ma date le limitate competenze di Regione Lombardia è il Governo che deve dare un segnale».

Chiaro il tentativo da parte della maggioranza che guida il Pirellone di respingere al mittente - e cioè al Pd - le accuse di voler entrare a piedi pari (dopo la lettera del 30 aprile a firma Attilio Fontana e Christian Vitta) sulla delicata vicenda dei nuovi accordi fiscali tra Italia e Svizzera, con un’attenzione specifica sul tema dei ristorni. «Il tema delle relazioni di frontiera è da tempo in cima alle priorità del Governo», ha replicato il consigliere regionale Pd, Angelo Orsenigo, puntando il dito contro l’assessore regionale leghista Massimo Sertori che aveva rimarcato l’importanza del ruolo svolto da Regione Lombardia per convincere Bellinzona a versare in toto i ristorni. «Regione c’entra poco - ha aggiunto il consigliere Pd -. I risultati sono stati raggiunti grazie ad un impegno serio e costante del Governo italiano nel tessere relazioni con Berna».

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