Svizzera, salario minimo
«Guadagno per i frontalieri»

Il direttore degli industriali del Canton Ticino prevede una diminuzione dello stipendio dei residenti

L’intenzione dei promotori del referendum, approvato tre anni fa, era quella di salvare il lavoro dei ticinesi e lottare contro il dumping retributivo. L’esito della battaglia sul salario minimo, perlomeno a sentire Stefano Modenini, direttore dell’Aiti (Associazione industrie ticinesi), rischia di essere molto diverso rispetto ai propositi iniziali.

In sintesi, un aumento mensile per chi ha uno stipendio al di sotto del minimo, alla lunga un danno per gli altri: «Il 93% dei lavoratori in Ticino percepisce stipendi superiori a quelli proposti dal governo cantonale - dice Modenini - a beneficiare del salario minimo saranno circa 12-13mila persone, per due terzi frontalieri».

Ma in generale quali saranno le ricadute sul costo del lavoro? «Posto che la massa salariale non è una variabile che si può modificare a proprio piacimento, con il salario minimo una parte dei lavoratori (in gran parte frontalieri) avrà un beneficio, altri (quasi tutti residenti in Ticino) avranno un danno perché nel tempo il loro stipendio crescerà più lentamente oppure sarà ridotto in base alle necessità delle aziende di fare quadrare i conti. In termini generali ci sarà un appiattimento della curva delle retribuzioni» spiega il direttore dell’Aiti.

La proposta del governo è quella di fissare retribuzioni che vanno dai 18,75 ai 19,25 franchi lordi l’ora. Poco per i sindacati (l’Unia punta a 21 franchi), il massimo per il fronte degli imprenditori.

© RIPRODUZIONE RISERVATA