«Tassa d’ingresso ai frontalieri?
E allora non lavoriamo»

La proposta del consigliere Quadri scatena i comaschi. E c’è chi dice: «Italiani trattati come i profughi da Vienna». Stasera a Como si spiega l’accordo fiscale

Il polverone è servito dopo la mozione presentata dal consigliere nazionale Lorenzo Quadri, Lega dei Ticinesi, sulla tassa d’ingresso ai frontalieri.

Sui social network i lavori italiani si scatenano. Il consigliere camerale Enrico Lironi osserva: «Così danneggiano anche le loro aziende». I sindacati poi rincarano la dose. C’è chi come Carlo Maderna (Cisl) ha risposto: «Allora facciamo due giorni di sciopero». Ma poi precisa: «È una battuta, per seguire loro. Sarebbe bello, non è possibile però». E Roberto Cattaneo (Uil) rincara la dose: «Non ci preoccupa la mozione, Berna la boccerà. Ma si continua a gettare benzina sul fuoco. Ci si comporta come Vienna con i profughi».

La tassa d’entrata viene invocata, visti i costi che il frontaliere comporta, sostiene il ticinese, rifacendosi a Reiner Eichenberger, direttore del se­minario per la Scienza delle finanze dell’Università di Friburgo. Quadri cita l’impatto del traffico, ma quello ha già portato alla tassa di collegamento: peraltro contestata da una raccolta di firme, sarà oggetto di referendum (tra i promotori l’Associazione delle aziende ticinesi) a giugno.

Cita altri esempi, persino i rifiuti che producono i 62.500 frontalieri. Rei poi di spendere poco in Svizzera. Infine va all’attacco con la mozione: «Chiedo che il Consiglio federale venga incaricato di elaborare una proposta di tassa d’entrata per i frontalieri, a tutela del mercato del lavoro locale e a copertura dei costi – sociali, economici, ambientali ed infrastrutturali – generati dal frontalierato».

Intanto stasera mercoledì 27 aprile al Teatro Don Guanella (ore 20.45) Ocst e Cisl presentano il nuovo accordo fiscale tra Svizzera e Italia.

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