Telelavoro frontalieri. Lettera al ministro Giorgetti per avviare i negoziati tra Italia e Svizzera

Confine Il presidente della Regio Insubrica Massimo Sertoriha scritto al ministro e alla capo dipartimento svizzera. «Vanno parificate le normative fiscali e previdenziali»

«È importante che le regole fiscali siano perlomeno parificate a quelle previdenziali, altrimenti si rischia di vanificare le soglie previste per le assicurazioni sociali, inibendo il potenziale utilizzo del telelavoro».

Anche la Regio Insubrica - importante anello di congiunzione tra i territori di confine - ha preso posizione ieri sul delicato tema della mancata proroga al telelavoro per i frontalieri, con il regime speciale in essere dai mesi bui della prima ondata di contagi (giugno 2020) che decadrà dal 1° febbraio.

L’iniziativa

Lo ha fatto con una lettera a firma del presidente di turno della Regio - l’assessore regionale con delega ai Rapporti con la Confederazione Svizzera, Massimo Sertori e dal segretario della Regio, Francesco Quattrini - indirizzata alla consigliera federale con delega al Dipartimento federale delle Finanze Karin Keller Sutter ed al nostro ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti. Il tutto ricordando che - al netto dell’affinità politica - tra l’assessore Sertori e il ministro Giorgetti è in corso un’importante interlocuzione per studiare le misure necessarie ad arginare l’esodo di lavoratori dalle province di confine (in primis) alla vicina Confederazione.

«La Comunità di lavoro Regio Insubrica ha preso atto con rammarico della decisione di procedere alla disdetta dell’accordo amichevole (sul telelavoro dei frontalieri, ndr) con effetto a decorrere dal 1° febbraio, accordo valutato positivamente dalla Regio insubrica in quanto garanzia di continuità e sicurezza giuridica per le parti coinvolte - si legge nella missiva -. Anche nel recente Tavolo tecnico della Regio Insubrica - che riunisce i principali stakeholder del mondo associativo imprenditoriale, delle organizzazioni sindacali e dell’Associazione dei Comuni Italiani di Frontiera - si è peraltro ribadito si è ribadito l’interesse nel regolamentare in modo durevole il tema del lavoro da remoto, favorendone un utilizzo strutturato e ragionevole. Utilizzo che non vada a scapito delle regioni di frontiera coinvolte e permetta ai lavoratori e alle imprese di continuare le loro attività, anche da remoto, senza sconvolgimenti dal punto di vista dell’imposizione fiscale e degli oneri sociali».

Le condizioni

Da qui la richiesta ai due Governi, quello svizzero e quello italiano, ricordando che nella missiva inviata lunedì dai sindacati Ocst e Unia, dall’Aiti (l’Associazione delle Industrie Ticinesi) nonché dalla Camera di Commercio del Canton Ticino è emerso come la decisione di interrompere l’accordo amichevole tra i due Paesi «sia arrivata dall’Italia, peraltro con un solo mese di preavviso e senza soluzione transitoria».

«La Regio Insubrica chiede pertanto che Italia e Svizzera avviino rapidamente dei negoziati volti a disciplinare il ricorso al telelavoro da parte dei lavoratori frontalieri in modo durevole la chiosa della lettera di ieri -. Per rafforzare la coerenza e la leggibilità del dispositivo giuridico che disciplina il lavoro a distanza, si suggerisce ai due Stati di favorire un allineamento delle disposizioni fiscali bilaterali a quelle relative alle assicurazioni sociali. La Comunità di lavoro Regio Insubrica ritiene opportuno prevedere l’applicazione del nuovo accordo amichevole permanente a partire dal giorno successivo alla cessazione dell’accordo amichevole formulato in tempi di pandemia». Un accordo dunque non più amichevole, ma destinato a durare a lungo.

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