Economia
Sabato 03 Gennaio 2009
Tremonti: su crisi fatto il possibile
Prima e meglio di altri governi
Sui conti pubblici e sull'andamento delò fabbisogno, peggiorato nell'ultima parte dell'anno, il ministro dell'Economia, Giulio Tremonti, è stato categorico: abbiamo chiuso bene l'anno al 2,6%. E sulla crisi il ministro ha detto: abbiamo fatto quanto possibile, prima e meglio di altri governi.
Ma il parametro di riferimento europeo, il deficit, rimarrà saldamente sotto al 3%: le ultime stime elaborate dal Tesoro lo indicano al 2,6%, solo un punto di decimale sopra il 2,5% indicato nella Relazione Previsionale e Programmatica dello scorso settembre. Quel che più conta, inoltre, è che si potrebbe attestare attorno al 2% il deficit corretto per il ciclo, cioè il valore che tiene conto dell'andamento dell'economia e che serve a Bruxelles per valutare l'avvicinamento verso il pareggio di bilancio richiesto dal Patto di Stabilità.
Il bilancio pubblico italiano «ha chiuso bene, con dati provvisori, ma siamo in linea con gli obiettivi dell'Europa, e sotto il famoso 3%», ha detto il ministro dell'Economia, Giulio Tremonti, al Tg1, ricordando che il governo ha «anzi spostato liquidità, lasciandola nelle tasche famiglie e nelle casse delle imprese in modo da tenere su l'economia». «Abbiamo fatto tutto il possibile e prima degli altri - ha quindi aggiunto -; abbiamo messo in sicurezza il risparmio delle famiglie, abbiamo messo in sicurezza il bilancio pubblico, abbiamo lasciato liquidità e tranquillità nell'economia e, alla fine, qualche risultato comincia venir fuori».
Intanto al ministero dell'Economia, dopo la diffusione del dato del fabbisogno che nel 2008 è balzato a 52,9 miliardi dai 29,5 miliardi di fine 2007, si lavora alla messa a punto dell' aggiornamento del Programma di Stabilità. Il documento sarà diffuso giovedì 9 gennaio, dopo un giro di tavolo collegiale fatto in Consiglio dei ministri. Servirà per presentare in Europa il nuovo quadro programmatico e gli impegni che l'Italia si assume rispetto agli obiettivi fissati dai trattati europei.
Questa volta dovrà tener conto - è questa la richiesta della Commissione europea - anche degli effetti dei programmi anti-crisi attuati dai singoli governi ed è per questo che il documento arriva da molti Paesi in leggero ritardo rispetto al tradizionale appuntamento di dicembre.
Per l'Italia l'aggiornamento riguarderà sia il 2008 che il 2009. Per l'anno appena concluso il governo stima di contenere il deficit al 2,6% (2,0% invece l'indebitamento corretto per il ciclo) mentre per il prossimo anno, in base alle ultime stime, il valore si potrebbe attestare attorno al 3,5%. Sarebbe uno sforamento «temporaneo» prima di riprendere la strada verso lo zero deficit che nelle stime pre-crisi si prevedeva di raggiungere entro il 2011.
I conti del 2009, in termini di cassa, beneficeranno inoltre dello spostamento dal 2008 di una quota degli acconti Ires e Irap pagati dalle aziende: un valore che si stima attorno ai 6 miliardi, risorse mancate al fabbisogno dell'anno passato e che potranno rimpinguare quello dell'anno in corso.
Il vero nodo da sciogliere è però quello del debito che, dopo aver toccato il 106,9% nel 2006 ed essere sceso al 104,1% nel 2007, in base all'aggiornamento del Dpef dello scorso settembre dovrebbe attestarsi al 103,7%. Il fabbisogno si scarica infatti sul debito e quindi anche il peggioramento registrato (52,9 miliardi contro i 45 miliardi delle previsioni di settembre) alimenterà il debito 2008, mentre il 2009 beneficerà dei 6 miliardi di ritardati versamenti dovuti agli acconti fiscali.
A influenzare negativamente i conti pubblici potrebbero poi essere le nuove previsioni di crescita. Attualmente la Commissione Europea indica per l'Italia un pil 2009 piatto mentre molto più pessimisti appaiono l'Ocse (-1,0) e la Confindustria (-1,3%). L'ultima stima del governo, ferma a settembre, puntava ad una crescita dello 0,5% nel 2009.
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