Un fertilizzante dai batteri del latte

Economia circolare Il brevetto della Sacco System di Cadorago per il recupero di uno scarto di lavorazione. «Prodotto biologico, stimola la crescita dei microorganismi e degli insetti benefici per la salute delle piante»

Dalla fermentazione dei batteri dell’acido lattico deriva un nuovo biostimolante per migliorare i nutrienti del suolo. È il risultato ottenuto dal team ricerca e sviluppo di Sacco System per il settore agroalimentare. Quello che per l’azienda di Cadorago rappresenta una scarto di lavorazione, circa 800 tonnellate all’anno, con l’opportuna lavorazione può diventare un “ingrediente” bio e sostenibile per nuovi fertilizzanti. È un modello di economia circolare e un’integrazione per le attuali pratiche agronomiche nel contesto del nuovo Green Deal e della strategia Farm to Fork europea.

Il team

Il team di ricerca e sviluppo agroalimentare Sacco System ha pubblicato il documento di ricerca su Frontiers in Plant Science che mostra come l’eluato dalla fermentazione dei batteri dell’acido lattico possa rappresentare un nuovo biostimolante per migliorare i nutrienti del suolo e favorire la crescita dei batteri che promuovono la crescita delle piante.

Questo studio è stato possibile grazie alla collaborazione con Landlab società Benefit, Science - Improving agriculture e il laboratorio del professore Edoardo Puglisi, con il lavoro di Gabriele Bellotti, presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore. «Dal 2018 stiamo svolgendo ricerca nel campo dei fertilizzanti in senso lato - conferma Francesco Vuolo, agro r&d manager in Sacco System - identifichiamo i microorganismi benefici per le piante sia nel campo della fertilizzazione sia come bio funghicidi prodotti da batteri che concorrono alla salute delle piante. All’interno di questa ricerca più ampia è inserito il progetto di economia circolare per il recupero degli scarti della fermentazione dei batteri dell’acido lattico e il loro utilizzo come fertilizzanti. Abbiamo ottenuto il brevetto e iniziamo a pubblicare gli studi fatti con l’Università Cattolica sede di Piacenza con cui collaboriamo per supportare le evidenze riscontrate nell’utilizzo del prodotto come fertilizzante».

Le proprietà

L’applicazione e l’uso dell’eluato lattico come biostimolante in agricoltura è stato protetto da brevetto e, superati gli adempimenti burocratici, si prevede la commercializzazione entro fine anno. Sarà proposto puro oppure come ingrediente che i produttori di fertilizzanti potranno integrare per combinarlo con nuove soluzioni organiche per l’agricoltura.

«Si tratta di un prodotto biologico perché è una soluzione che non deriva da sintesi chimica e rispetta le priorità del suolo - continua Francesco Vuolo - una parte del nostro studio ha verificato come interagiva con le caratteristiche chimiche e fisiche del suolo e come rispettava, senza alterarlo, l’ecosistema del terreno. Anche le analisi tossicologiche per verificare la salubrità del suolo hanno confermato che il prodotto non aumenta i patogeni che si trovano nel terreno ma piuttosto stimola la crescita dei microorganismi benefici per le piante e quella di insetti positivi per salute del sistema vegetale. Si tratta di un fertilizzante conforme, sia dal punto di vista chimico-fisico sia tossicologico, agli standard europei».

© RIPRODUZIONE RISERVATA