Per ridare fiato alle piccole e medie imprese, che sono l'ossatura del sistema produttivo, è però necessario che cambino le priorità. Se fino a ieri si è considerato fondamentale accrescere le entrate dello Stato, da oggi bisogna fare tutto il possibile per limitare le uscite: in primo luogo adottando anche in Italia una specie di "piano Cameron". E se nel Regno Unito si è deciso di ridurre di cinquecento mila unità i dipendenti pubblici, non si capisce perché da noi - dove ben maggiori sono gli sprechi - non si possa fare altrettanto.
È poi necessario che tutti quei nomi che affollavano l'agendina dell'onorevole Marco Milanese (a cui era stata affidata la gestione dei boiardi di Stato) scompaiano.
Bisogna insomma privatizzare le aziende pubbliche, soprattutto in considerazione del fatto che difficilmente le imprese private italiane potranno rimettersi in moto senza una rivoluzione in quei servizi pubblici (postali, ferroviari o di altro tipo) che finora le hanno penalizzate in vari modi: offrendo servizi scadenti a costi elevati.
Se si vuol ripartire bisogna insomma privatizzare e favorire la più ampia liberalizzazione di settori cruciali: dai trasporti all'energia.
Tenendo presente che le dismissioni ridurrebbero il debito e, di conseguenza, limiterebbero gli interessi da pagare. In questo modo si potrebbe ottenere, con il pareggio di bilancio, quel contenimento delle aliquote che anche taluni settori della maggioranza (da Antonio Martino a Giancarlo Mazzucca) chiedono a gran voce. Abbassare le tasse aiuterebbe le aziende a fare profitti e potrebbe anche accrescere le entrate: poiché il 35 per cento di 1.000 è più del 40 per cento di 800.
Per realizzare tutto ciò c'è però bisogno di un disegno strategico ed è soprattutto urgente che gli interessi diffusi prevalgano su quelli dei piccoli gruppi di pressione. Bisogna insomma lasciarsi definitivamente alle spalle quell'Italia in cui c'è stato chi ha ricevuto una buonuscita di 4 milioni e mezzo di euro dopo aver guidato per 8 anni le Ferrovie dello Stato e anche quell'Italia, egualmente dura a morire, in cui le Province sono servite per piazzare i propri uomini alla testa delle fondazioni bancarie. Per giunta, se non faremo scelte coraggiose ora, sarà la signora Angela Merkel che ce l'imporrà tra un anno o due: come ha già fatto con la Grecia.
Chi non vuole che si riduca l'area del parassitismo e pretende di salvare i privilegi della "casta" o le protezioni corporative di avvocati, giornalisti e notai sta assumendosi grandi responsabilità. A essere in gioco è il futuro delle giovani generazioni.
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