Da qui la predilizione a chiamarsi, e farsi chiamare, "movimento", cioè libertà di decidere come e quando si vuole senza alcun vincolo di alleanza. Solo difendendo questa identità e autonomia Umberto Bossi per oltre vent'anni, è riuscito a tenere unito un "popolo". Dunque la linea Maroni, uscita vincitrice come tutti hanno scritto, non è altro che il "segnale" che dall'agosto scorso i militanti chiedevano: distinguersi sui problemi della gente dall'alleato Berlusconi senza però rompere la maggioranza. Il preventivo via libera all'arresto, pronunciato dal ministro dell'Interno, ha posizionato la Lega là dove chiedeva la sua base, altrimenti sarebbe stata schiacciata e risucchiata dalla caduta libera del Pdl i cui segnali erano già apparsi chiari alle ultime amministrative. Poi, sarà pure un paradosso, ma la carcerazione di Alfonso Papa non avrebbe dovuto stupire il presidente del Consiglio. Questo arresto ha permesso al suo Governo di non essere travolto dalla protesta popolare montante non solo via web. L'arresto del suo deputato ha invece deviato l'attuale disagio degli italiani, chiamati a nuovi sacrifici dalla crisi economica, sull'intera "casta". Ecco, il voto decisivo della Lega, alla fine porterà un vantaggio allo stesso Silvio Berlusconi perché ve la immaginate, in questi giorni, piazza Montecitorio con Alfonso Papa che entra ed esce dalla Camera? Altro che le monetine del Raphael contro l'auto blu di Bettino Craxi. L'ordine pubblico, non solo a Roma, sarebbe stato un pericolo quotidiano.
La linea Maroni, va ribadito, non è altro che il riassunto di una vulgata ormai unanime tra i militanti che ogni fine settimana organizzano le tradizionali feste leghiste e, ai colonnelli di Umberto Bossi, dicono chiaramente quello che pensano. C'era un evidente disagio che non poteva più essere accantonato, complice la crisi internazionale il Governo è bloccato da almeno un anno e il Federalismo fiscale darà i suoi frutti solo tra due o tre anni. Nel frattempo la Lega rischiava di essere travolta dalla sua stessa gente, perché troppo "legata" all'immobilismo governativo. Ed ecco allora emergere la "linea Maroni", con il Grande Capo Padano che nell'ultimo fine settimana, non a caso, ha detto e non detto il suo "sì" all'arresto di Alfonso Papa. Umberto Bossi ha invece voluto verificare fino all'ultimo giorno utile l'umore della sua base. Una prudenza richiesta anche dalle ripercussioni personali dello "strappo" con il premier. La sua stessa assenza, ai banchi del Governo durante la votazione, ha forse voluto rimarcare la necessità politica di questo voto decisivo.
Ci si chiederà: ma allora tra Lega e Governo il Capo Padano ha scelto il suo movimento. No, anche questa conclusione appare affrettata. Umberto Bossi deve prima completare il suo disegno politico, il progetto che ha fatto nascere la Lega Nord: dare all'Italia il Federalismo fiscale. Dunque ci vuole ancora un po' di tempo prima di ripensare a una nuova alleanza. Non ci stancheremo mai di ricordare che la madre di tutte le riforme leghista si compirà entro il 21 novembre, giorno in cui scade la legge-delega. Poi forse assisteremo a un possibile rimescolamento delle alleanze, oggi il voto sull'arresto di Alfonso Papa ha salvato il Governo da una, ipotetica ma non inverosimile, "rivoluzione" popolare.
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