L'elenco è lungo e in certi momenti anche grottesco: c'è un qualche scienziato che ha pensato bene di mettere delle antenne sopra uno dei più importanti monumenti storici della città, un altro intelligentone ha invece ritenuto i catamarani, anche se inquinano e distruggono le sponde, molto più adatti alla navigazione dei vecchi battelli, qualche altro personaggio ha permesso che ogni anno vengano sprecati 200mila euro di affitto per la sede dell'Archivio di Stato mentre in città ci sono spazi pubblici a norma del tutto inutilizzati e, tanto per finire in bellezza, per anni è stato tollerato che Como non prendesse un soldo dalla gestione dell'acqua del Lario, che arricchisce tutti a valle e a monte salvo la città "titolare" del lago. Insomma, il business dell'acqua qui rende zero.
Complimenti a tutti. Se cose del genere avvenissero in un paese dove la tutela delle città, dei loro paesaggi e della loro ricchezza non solo culturale è al punto uno dell'agenda del bravo amministratore, i responsabili sarebbero già stati accompagnati alla porta. Qui tutto tace. Che tocchi a La Provincia fare da supplente a questo vuoto pneumatico è doveroso per chiunque si occupi di informazione, ma paradossale per chi vive nei palazzi della politica. Che, ovviamente, fino ad oggi, si è ben guardata dal dare risposte concrete, operative e finali, anche perché è sempre vincente il vecchio schema dello scaricabarile per sfuggire al bilancio con le proprie responsabilità per sterzare invece sull'altrettanto sperimentato giochetto dell'accusa al giornale demagogico, fazioso e populista. Tutto già visto, tutto un po' troppo prevedibile.
La questione è molto semplice. A questo giornale non importa nulla se chi comanda è di destra o di sinistra, anche perché riteniamo che, soprattutto in ambito locale, la qualità degli individui sia sempre da preferire alle logiche dell'appartenenza, così com'è del tutto ininfluente che questo o quel politico sia legato a questo o quel gruppo di potere. Siamo tra i pochissimi mezzi di informazione a potercelo permettere e quindi ce lo permettiamo. A noi, in maniera molto pratica, interessa solo risolvere i problemi. Prima di tutto perché, in particolar modo di questi tempi, non è accettabile che si sprechino soldi pubblici o che non si combatta in ogni sede per incassare il dovuto come nei quattro casi sopra ricordati. Ma, soprattutto, perché questo giornale vuole bene alla sua città, non la usa solo come scenario per le sue cronache ormai secolari, non ha tanto voglia di arzigogolare su salotti e filiere o di intrufolarsi nei corridoi fumosi della politica degli interessi, quanto di impedire che, ad esempio, il Baradello venga trattato - per ignoranza, sciatteria o menefreghismo - come un cartellone pubblicitario della tangenziale o che il lago venga spremuto per dare ricchezza a tutti salvo che a chi ci vive.
Le inchieste che state leggendo sul nostro giornale in questi giorni nascono solo da questo impulso e da nient'altro: non permettere che questa città venga maltrattata proprio da chi, a vari livelli, avrebbe come ragione sociale quella di tutelarla. Noi continueremo a denunciare e a scrivere, sentendo le parti in causa e dando spazio a tutti, certo, ma senza deroghe da una linea che abbiamo la presunzione di ritenere coincidente con la verità: le antenne sul Baradello sono una schifezza, i catamarani sul lago una rovina per il Lario e pagare da vent'anni un affitto inutile e costosissimo è una cosa da incompetenti o da irresponsabili.
Su questo teniamo il punto e prima o poi qualcuno dovrà rendercene conto.
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