Così in attesa di cifre precise sulla manovra, non resta che affidarsi a quelle quotidiane. E quelle di ieri sono da brivido. Ecco un breve elenco: Piazza Affari a Milano ha chiuso con un -3,89%, il famigerato spread con i Bund è a 327 punti, la Ue ha forti dubbi sulla manovra e nello specifico «alla rilevanza data alle misure contro l'evasione fiscale», la Findomestic rileva per il terzo mese la caduta della fiducia degli italiani riportandola ai livelli del gennaio del 2008.
Come non bastasse, l'orizzonte internazionale non è migliore: la disoccupazione americana è ferma al 9,1%, gli stessi Usa tagliano le stime di crescita di un punto, fermandosi a un +1,7%, la Grecia è vista come non in grado di rispettare la quota di deficit al 7,5%.
I giudizi di economisti e manager dall'Ambrosetti confermano: alle viste, non ci sono tracce di crescita, anzi. Per il guru Nouriel Roubini le possibilità che l'anno prossimo le economie avanzate vadano in recessione - non tecnica, ma di fatto - sono superiori al 50%. A Cernobbio ieri era una bella giornata, ma nessun sembra essersene accorto. Gli occhi erano sempre attenti ai maxischermi dove le Borse europee crollavano e gli indici americani segnalavano quantomeno uno stallo. Ma in quest'ultima posizione, comune a Usa e a buona parte di Eurolandia, non si può restare a lungo. Roubini ha usato la metafora dell'aereo che viaggia a forte velocità e deve improvvisamente frenare: è in stallo, si ferma. «Ma così non può restare a lungo - osserva l'economista - o si riparte crescendo, o si cade».
Ecco dunque lo stato di salute globale, la cui unica cura suggerita è la crescita. Ma come si fa, nessuno tra i viali di Villa d'Este o nelle sale felpate, lo sa spiegare. Gli Stati non hanno più le munizioni, ovvero i soldi, del 2007-2008 quando con valanghe di denaro furono salvate le banche più esposte. Ora sono gravati da debiti pesantissimi e le banche, a loro volta, sono pieni di titoli pubblici che in alcuni casi sono a rischio altissimo. La Bce finora ha limitato l'impatto dello spread sul debito italiano, ma appena ha cominciato a rallentare con gli acquisti - come ha fatto da qualche giorno - la corsa dei mercati è ripartita. Così come sulla Borsa - la cui capitalizzazione totale ormai è inferiore ad Apple e Google messe insieme ( 370 contro 373 miliardi) - è ripartito l'attacco della speculazione, tanto che molti titoli valgono meno della liquidità che hanno in casa o dei loro immobili e ora anche i giganti di Piazza Affari sono sempre più esposti ai raider e alle scalate, soprattutto estere.
In tutto questo la manovra italiana ora annaspa sugli evasori da sbattere in galera e non tocca le riforme strutturali. Ma, vista l'aria dei discorsi di Cernobbio, il governo farebbe bene a guardare alla settimana che si apre (board della Bce dove Trichet dovrà spiegare perché continua a aiutare l'Italia, Morgan Stanley deve decidere se affondare la lama sulle parti molli di Eurolandia) per correre ai ripari fin che c'è tempo. Quel tempo che è agli sgoccioli.
Umberto Montin
© RIPRODUZIONE RISERVATA