L'elenco leghista Manuela e il tagliagole

Una lista nera con 47 nomi: dirigenti storici, vecchi militanti, giovani padani, amministratori locali esperti e stimati. Una lista e un mandato: farli fuori tutti, uno dopo l'altro, per arrivare a controllare il partito nel giro di pochi mesi. Un mandato, un esecutore (Maurilio Canton, detto il tagliagole) e una signora che decide ma sta nell'ombra (Manuela Marrone, first lady padana).
Beh, un sincero grazie alla Lega varesina che ha regalato all'Italia intera uno spaccato da fiction televisiva, riuscendo ad appassionare anche la gente comune che fatica a reggere i rituali scontati della politica vecchia maniera. E peccato solo che al congresso più chiacchierato della recente storia partitica italiana sia stato vietato l'ingresso ai giornalisti perché tra urla, cori da stadio e (si dice) spintoni, chissà quante altre sorprese ci sarebbero state riservate. Molto si è saputo dai presenti. Il resto è stato reso noto dai cronisti che hanno seguito i lavori origliando alla porta, anche questo un memorabile clic per gli annali padani. L'esito è stato quasi un paradosso perché si può dire che non vi sia mai stato congresso locale più blindato e allo stesso tempo più puntualmente raccontato.
Una copertura mediatica impietosa di fronte a cui ha dovuto arrendersi persino un tipo tosto come Marco Reguzzoni. «La Lega è unita, più unita di prima» ha dichiarato l'ineffabile Reguzzoni pochi minuti dopo la nomina del "suo" Canton. Ma tanta sicumera non ha evitato il caos che si è scatenato nella culla del leghismo, anche nelle zone dove il famoso "cerchio magico" bossiano fa il bello e il cattivo tempo.
Sollecitato dal sindaco di Varese, il neo-segretario ha smentito l'esistenza della famigerata lista nera. Di più, Canton ha definito lo stesso Fontana «un fraterno amico». Prendiamo atto che il neo-segretario non manderà a casa un sindaco apprezzato, popolare e confermato meno di sei mesi fa. E speriamo che ci sia clemenza anche con gli altri (otto?) primi cittadini che, per una ragione o per l'altra, sono finiti nel mirino dei reguzzoniani. Sarebbe davvero amaro se alla fine della fiction leghista pagassero gli elettori, gli unici che, perlomeno nel nostro mondo dei sogni, sarebbero titolati a promuovere o licenziare gli amministratori locali.
Ora, è davvero marginale stabilire se esiste copia della lista nera (vogliamo prendere le impronte a Canton e consegnarle al Ris dei Carabinieri?) Ed è, allo stesso modo, irrilevante pubblicare il video della rissa congressuale (tra vent'anni sarà venduto in dvd e sarà un mezzo cult). Il punto è che tutta questa vicenda fotografa un partito profondamente lacerato, segnato da lotte intestine di cui si fa fatica a comprendere l'origine, la motivazione ideale (ma c'è?), la prospettiva politica.
Eppure la Lega non è solo quell'orribile rappresentazione trash che ci è stata data negli ultimi giorni. La Lega è anche passione, sacrificio, generosa propensione al cambiamento. La Lega è saggezza di governo. Ed è anche volontà di dialogo e capacità di ascolto. Non sempre in politica vincono le energie migliori, anche se, certo, sarebbe augurabile per tutti.

Enrico Marletta

© RIPRODUZIONE RISERVATA