A Roma se magna bene
E i leghisti lo sanno

A Roma se magna bene. Lo sa anche Bossi, immortalato nella storica immagine mentre si fa imboccare di amatriciana durante il pranzo della pace (finta) con Alemanno e la Polverini. Allora perché abbondare abbacchi, pajate, carciofi alla giudea e poltrone? La Lega non è più quella del patto delle sardine in scatola stipulato tra il Senatur e D'Alema per far le scarpe al Cavaliere.
Da allora ne è passata di acqua sotto Ponte Milvio. D'Alema le scarpe se le fa fare su misura. E il leader del Carroccio alla fine si presta a continuare a fare la respirazione artificiale a un governo in agonia. L'importante è tentare di salvare la faccia o almeno provare a farlo. Da qui lo stillicidio di dichiarazioni sulle pensioni che non si toccano, sulle strade strette sul rischio di lasciarci le penne (non quelle all'arrabbiata). Ma alla fine poi si sa, a Roma se magna bene. Meglio restarci ancora un po'.
Magari solo pochi mesi. Tanto per far passare il tempo tra una portata e l'altro. In Parlamento, del resto, si può fare ben poco. Giusto qualche rissa per difendere l'onore della moglie di Bossi che però non è Cesare.
Si farà così a tutelare l'interesse del Nord? Domanda diretta a tutti i leghisti: bossiani, cerchiomagichisti, cerchiobottisti. La baby pensionata Manuela Marrone (beata lei) è parte dell'interesse del territorio? Nel giorno in cui anche una parte del Settentrione (caso mai ci fosse bisogno di tracciare il confine delle tragedie) finisce sott'acqua con morti e dispersi per la solita criminale gestione del territorio, il giorno in cui  a Bruxelles si decidono le sorti anche del Nord (e certo le felpe padane non servono a influenzare le scelte) lady Bossi e Fini sono una priorità per cui vale una rissa alla Camera?
I leghisti non si risentano ma viene da chiedersi dove sia finito il movimento di un tempo, quello dei duri e puri, quello delle battaglie magari un po' folcloristiche, ma toste in nome dei Nord. Si potrebbe rispondere che si è disperso tra i tanti buoni ristoranti della capitale. Nel 1994 il Senatur non ci pensò su due volte prima di ribaltare un governo che voleva toccare le pensioni di anzianità a costo di rimetterci poltrone e condannarsi a una lunga stagione di stenti all'opposizione. Oggi, ammesso e non concesso che sia sbagliato elevare l'età pensionabile, l'obiettivo è calare le braghe con dignità. Dominano calcoli politici degni della peggior Prima Repubblica. Se il governo cade a dicembre si va a votare in primavera con questa legge elettorale: il porcellum secondo Calderoli.
In questo modo saranno ancora le segreterie dei partiti a scegliere gli eletti. Bossi potrà far fuori i maroniani riottosi e tornare sovrano assoluto del movimento di cui oggi è un re travicello. Garantirà anche un avvenire sicuro al figlio trota.
Si torna alla domanda di partenza. È questo l'interesse del Nord? Sta a vedere che a furia di stare con il Cavaliere anche il Senatur ha imparato a usare le leggi formato famiglia. Ma forse chi ha votato Lega fin dall'inizio si aspetta qualcosa altro. Magari quel federalismo fiscale vero che non sembra più nei pensieri dei lumbard, troppo impegnati nelle loro guerre intestine. E poi a Roma se magna così bene.
Francesco Angelini

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