Lo smog ferma le auto e scorda i termosifoni

Sgombriamo il campo da equivoci: la sospensione del traffico veicolare per inquinamento dell'aria (se ne dibatte in questi giorni a Milano) non ha nulla, o molto poco, a che vedere con l'"effetto serra", se non altro perché riguarda un fenomeno che si verifica ad altezza d'uomo e non nello spazio sopra e piuttosto lontano da noi.
Si tratta di evitare che particelle molto piccole, dell'ordine meno di 10 millesimi di millimetro e molto leggere da essere quasi sospese nell'aria, il cosiddetto "particolato", vengano inalate e mettano a repentaglio la nostra salute. Forse non hanno neppure un effetto cancerogeno e da questo punto di vista l'opinione di medici illustri (prof. Umberto Veronesi, ad esempio) è significativa: fanno molto peggio una sigaretta o il fumo passivo. Tuttavia gli organismi internazionali che si curano della nostra salute hanno realizzato in molte parti del mondo, ed anche nelle nostre città, un sistema di misurazione che percepisce e misura la presenza di questo "particolato", così sottile ed insidioso da superare il filtraggio di eventuali mascherine e sicuramente poco salutare. I bambini e gli anziani ne soffrono più degli altri sotto forma di asma, allergie, disturbi al sistema cardiocircolatorio e polmonare.
Nella scala delle cause di decesso dove l'infarto, il tumore e l'incidente stradale (e questo è veramente tragico) sono ai primi posti, le malattie mortali generate da respirazione di particolato sono agli ultimi posti, forse correlabili con lo 0,5% dei casi. Comunque sia, troviamo giusta la preoccupazione che soglie definite dannose, come quella dei 50 microgrammi al metro cubo, vengano superate troppo frequentemente, per decine di giorni consecutivi.
Accanto alle polveri che andrebbero evitate, nell'aria ci sono anche i profumi e i pollini e sostanze addirittura necessarie alla nostra sopravvivenza. Le polveri dannose non sono necessariamente correlate al traffico; ne producono in maniera cospicua i cantieri edili, le fonderie, le centrali termiche, le caldaie, l'erosione del terreno, le ceneri vulcaniche (1.500 circa i vulcani attivi del pianeta, attualmente).
Il trasporto veicolare indubbiamente contribuisce e non solo o principalmente da tubo di scarico, ma con il consumo delle guarnizioni d'attrito e dei dischi e dei ceppi degli impianti frenanti, col consumo del battistrada dei pneumatici e dell'asfalto. Se guardiamo certe mappe che indicano la produzione del particolato da veicoli, vediamo fasce molto attive lungo le tangenziali o nei luoghi di sosta forzata del traffico (caselli, semafori, eccetera).
Allora perché agire in città fermando il traffico delle vetture indiscriminatamente (il motore Diesel emette particolato da 500 a 1.000 volte più di quello a benzina) e non curare che gli impianti di riscaldamento e condizionamento e la coibentazione degli edifici non siano meglio regolati, che oltretutto ci guadagneremmo?
Probabilmente, anzi certamente, arriveremo anche a questo, ma per intanto occorre osservare che il movimento veicolare ha anche lo spiacevole effetto di tenere in sospensione il particolato che altrimenti, a lungo andare si deposita sul terreno. L'ideale sarebbe lavarlo via subito ed infatti se viene a piovere (o un buon vento) va tutto a posto. Per intanto magari ci siamo passati una bella fine settimana alla riscoperta della bicicletta che inquina (anche lei!) ma poco, veramente poco.

Carlo Sidoli

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