Como, l'isola senza auto
affondata dalla politica

 «Tu sei buono e ti tirano le pietre, sei cattivo e ti tirano le pietre. Qualunque cosa fai, dovunque te ne vai, tu sempre pietre in faccia prenderai». Parole profetiche e attuali, quelle di Antoine, nonostante la canzone sia del 1967. A Como va così. Se uno prova ad alzare la testa si becca le pietre. E non, come si potrebbe immaginare, dalla stampa cattiva e prevenuta. No, finisce sotto il fuoco amico della politica.
È accaduto a Gaddi con le grandi mostre, succede ora a Molinari con la pedonalizzazione dei Portici Plinio. E dire che l'idea di ampliare la zona a traffico limitato non era una "boutade" qualsiasi. Una volta tanto l'amministrazione era riuscita nell'impresa di coniugare la storia della città con una progettualità ben definita, che discende per linea diretta dalla pedonalizzazione del centro storico voluta da Spallino negli anni '70, ripresa nel 2009 con la chiusura al traffico della zona antistante il Teatro Sociale.
La trasformazione dell'asse via Rodari-piazza Roma-Portici Plinio-via Pretorio in isola pedonale avrebbe rappresentato la naturale conclusione del progetto. Di più: 1) era organica al piano parcheggi ideato dalla giunta Botta; 2) lo spostamento del capolinea dei bus urbani era stato concertato con Asf Autolinee e aveva incontrato la disponibilità della Provincia a collaborare. E non è tutto: l'isola pedonale aveva - udite udite - raccolto un plauso bipartisan, che andava dall'Ordine degli architetti, alla Commissione paesaggio, al candidato sindaco del centrosinistra Lucini. Tutto questo perché dietro al progetto c'era un'idea di città che viene da lontano e un lavoro tecnico che lo rendeva realizzabile. Con il capolinea in viale Lecco, infatti, i passeggeri avrebbero continuato ad arrivare a due passi dal centro e la presenza dell'autosilo Valduce a pochi metri di distanza, con i suoi 515 posti auto, avrebbe reso quasi indolore la sforbiciata di parcheggi sullo stesso viale (una quindicina in tutto) e nel mini girone.
Bene. Molinari, finito nel mirino svariate volte per la neve, le buche e l'illuminazione, questa volta pensava finalmente di poter lasciare un segno positivo - piccolo o grande che fosse - nella storia della città. E invece no. È entrato in azione il fuoco amico. Prima nel gruppo consiliare del Pdl («il capolinea in viale Lecco non va bene», «la rivoluzione è eccessiva» e via discorrendo) e poi dal sindaco Bruni, che pure si è detto teoricamente favorevole all'idea di isola pedonale («il nuovo capolinea sarebbe un attrattore di traffico», «riservare piazza Roma ai residenti la svuoterebbe di giorno»). Tutte argomentazioni che, considerata anche la prospettiva futura di trasferire il capolinea a Como San Giovanni, suonano a dir poco pretestuose.
Tanto più che l'unica seria (e da approfondire) non è stata nemmeno menzionata: cioè il timore di un intervento della Corte dei conti a fronte dei mancati introiti (che finirebbero all'autosilo del Valduce) legati alla soppressione di posti blu o alla trasformazione da blu in gialli. Così la città ha dovuto assistere all'ennesimo siparietto da teatro dell'assurdo. Molinari, sostenuto a spada tratta dal senatore Butti, è arrivato al punto di lanciare una petizione (tra le 200 firme c'è anche quella del coordinatore del Pdl), ma il destino della rivoluzione ai Portici Plinio pare segnato. La speranza è che in queste ore qualcuno smetta di lanciare pietre e accolga la proposta di concedere un periodo di prova (a costo zero) all'isola pedonale. Ma, vista la disgraziatissima storia recente della città, sembra pura utopia. Il "De profundis" definitivo è atteso per lunedì in Giunta.
Emilio Frigerio

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