Manovra, non paghino
sempre i soliti noti

  Un Pierfurby Casini insolitamente mesto dopo il colloquio con Mario Monti non ha lasciato il minimo spazio all'ottimismo. «Quando il medico arriva a casa, la medicina è sempre amara». Non fa una grinza. A patto che la cura non finisca per uccidere il paziente come per paradosso si dice di certe operazioni chirurgiche. E forse anche questa manovra riuscirà nell'intento di convincere l'Europa e i mercati a non sbatterci fuori dal clan dell'euro. Sulla pelle, però, soprattutto del solito ceto medio, quello che tutti i politici dicono di rappresentare e perciò nessuno tutela.
Il segretario del Pdl, Angelino Alfano, sempre dopo l'incontro con il premier, ha chiesto che non siano sempre i soliti a pagare. Ma se le anticipazioni sui contenuti del provvedimento fossero confermate, sarebbe proprio i soliti noti a pagare. Certo, i soldi servono subito. E tanti. La cosa più facile è andare a prenderli dove (per ora) ci sono, senza dover perdere tempo perché tempo da perdere non ce n'è. Quattrini prelevati da chi non può opporre resistenza: i lavoratori dipendenti. La figura che esce più malconcia da questa manovra che si annuncia tra le più sanguinarie degli ultimi vent'anni è quella del padre (o della madre) di famiglia con un reddito annuo lordo decente ma non da nababbo: dai 55 agli 85 mila euro. Di colpo si trova lo stipendio decurtato dall'annunciato ritocco delle aliquote Irpef già a livelli che non hanno pari in alcun paese europeo. In più, se possiede l'abitazione in cui risiede con la famiglia (e magari la sta ancora pagando con un mutuo) dovrà tornare a versare l'Ici e a far fronte all'incremento delle rendite catastali. Oltre a vedersi allungare l'attesa della pensione, poi, saprà che l'assegno incassato dopo l'uscita dal lavoro sarà più basso. Infine quando andrà a fare la spesa si imbatterà in prezzi lievitati per l'aumento dell'Iva.
Se poi, oltretutto, dovrà fare i conti con un malattia imprevista, pagherà di più i ticket per la diagnostica e le cure.
Pensare che questa persona, così ridotta, possa aumentare i consumi e quindi contribuire alla crescita del paese è una pura utopia. Dice: ma i sacrifici li faranno tutti. Sicuro? Chi evade il fisco perché può dichiarare un reddito inferiore a quello effettivo potrebbe anche guadagnarci da questa manovra. Non avrà ripercussioni sul potere d'acquisto per l'incremento dell'Irpef e, se opera nell'ambito del commercio, magari si gioverà dell'aumento dell'Iva, ottimo pretesto per ritoccare i cartellini con i prezzi delle merci.
Insomma, se i contenuti della manovra di Mario Monti resteranno questi, avrà ragione la segretaria confederale della Cgil, Susanna Camusso: non c'è equità.
Si spera che Monti abbia altre carte da giocare e che le scopra tra oggi e domani. Per ora stupisce e sconcerta la totale assenza di interventi sui costi della politica (ritocchi ai vitalizi e passaggio al contributivo sono palliativi), di politiche di sostegno alle famiglie, di dismissioni del patrimonio pubblico e di lotta all'evasione fiscale.
Pagare dobbiamo pagare. Però, mutuando un polveroso slogan sessantottino, sarebbe meglio «pagare tutti per  pagare meno». Si spera che la notte (le consultazioni) porti consiglio a Monti.
Francesco Angelini

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