Misure per la Merkel
Non per l'Italia

Questa prima manovra del governo Monti si caratterizza per un prevalere delle imposte sui tagli. Dovendo operare una sintesi, è difficile giudicare diversamente le misure adottate da questo governo tecnico sostenuto da una larga maggioranza parlamentare. La conseguenza è che il pacchetto nel suo insieme potrà forse soddisfare la signora Angela Merkel, ma difficilmente aiuterà l'economia italiana a riprendersi.
Cosa manca, in particolare? Più di tutto, nel pacchetto è assente la volontà di ridimensionare la spesa, perché è troppo poco quanto viene fatto in tema di amministrazioni provinciali. Per ripartire, il Paese ha le uscite: eliminando i finanziamenti alle imprese, ridimensionando drasticamente la funzione pubblica, sfoltendo le amministrazioni e privatizzando le aziende di Stato.
C'è poi bisogno di liberalizzare davvero. È positivo l'incremento del numero delle farmacie e la possibilità di acquistare i medicinali di fascia C anche nelle parafarmacie. Ma è poca cosa, dato che una volta di più si rinvia ogni decisione in materia di libere professioni. Eppure si sarebbe trattato di una scelta strategica, in grado di compensare almeno in parte il pesante aggravio della fiscalità. Stesso discorso per settori cruciali come le municipalizzate, le poste, le banche, le ferrovie e l'energia. Se lo Stato non cede queste aziende e non inaugura, al tempo stesso, veri mercati concorrenziali nei settori sopra ricordati, è difficile essere ottimisti.
Le decisioni in materia previdenziale erano tanto dolorose quanto scontate. Fino al giorno in cui non si avrà il coraggio di avviare una riforma radicale che privatizzi il sistema, queste misure si ripeteranno: si chiederà sempre di più ai lavoratori per dare sempre di meno ai pensionati. Ma se si vuole restare entro una previdenza statale non esistono alternative a questo scempio.
Colpisce inoltre come l'aumento delle imposte (comprese le accise sui carburanti) e la rinuncia a ridimensionare in maniera determinata il settore pubblico siano accompagnati da una misura liberticida come quella sulla tracciabilità del contante, che prefigura un Leviatano tributario in grado di conoscere ogni nostra scelta personale. La scelta è per giunta sintomatica, perché il governo vuole incrementare sempre di più le entrate a dispetto del fatto che l'Italia sia già ora in cima nella classifica mondiale dei pagatori di imposte (solo Svezia e Danimarca ci battono).
Sotto vari punti di vista, fa una certa impressione rilevare la continuità con i governi precedenti e in particolare con la logica che ispirava il ministro Giulio Tremonti, che a lungo - e giustamente - è stato accusato di fare ben poco per aiutare la crescita: rigettando a più riprese ogni ipotesi di riforma liberale dell'economia. Questo governo tecnico ripropone un analogo rigore di facciata che, nei fatti, evita quanto più sia possibile le decisioni impopolari. E in questo modo non punta minimamente su quella ripresa che può venire soltanto dal settore privato: da quelle imprese che si possono aiutare soltanto con tagli delle tasse e della burocrazia.
Carlo Lottieri

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