Del resto che in Italia si guadagni mille euro in più o in meno, rispetto alla Germania, conta davvero poco. Il punto è un altro. Mentre i deputati indignati si affrettavano a smentire, la gente qualunque, operai, impiegati, padri di famiglia, disoccupati, erano impegnati ad aggiornare l'elenco di rincari, aumenti e vessazioni varie di cui saranno vittime nei prossimi mesi. Proprio ieri abbiamo saputo che gli aumenti dei ticket sanitari ci costeranno 150 euro a testa all'anno. Non solo, ma che probabilmente tra non molto, se saremo vittime di un incidente stradale, dopo le cure e il ricovero la struttura ospedaliera sarà così solerte da fornirci anche lo scontrino di quanto siamo costati allo stato. Non solo. Una famiglia su tre sarà costretta a tagliare i propri consumi a tavola, perché il costo dei carburanti, inciderà in maniera pesante sui prezzi dei prodotti alimentari. E a gennaio, dopo tutti gli aumenti già decisi, l'inflazione potrebbe toccare livelli mai toccati, arrivando al 3,6%. Un dato che, tradotto in soldoni, significherebbe una stangata da 1059 euro per una famiglia media.
Può bastare? Certo, il rischio è quello del facile qualunquismo. Come dire: sparare contro la casta dei politici è diventato lo sport nazionale. Ma la realtà impedisce di essere qualunquisti. Da mesi si parla e si polemizza sui costi della politica; sino ad oggi nessuna decisione, degna di nota, è stata presa. Intanto la distanza tra politica e Paese reale, diventa incalcolabile. Se da una parte il Palazzo rinvia ogni decisione che lo riguarda, nessuna decisione che riguardi la vita quotidiana degli italiani, viene rimandata.
Rifiutiamo l'idea catastrofista di un Paese che sta andando a rotoli. Ma certamente in Italia sta aumentando la paura. La paura di un domani sempre più incerto. La paura di padri che non sono sicuri del futuro dei loro figli. La paura di chi ha perso il posto di lavoro e rischia di perdere tutto. Di chi fino a ieri si riteneva al sicuro ed oggi deve chiedere aiuto. A questa paura occorre rispondere con decisioni politiche che provino finalmente a guardare alla vita della gente e non solo ai conti che non tornano.
L'unico scopo della politica è quello di concorrere al bene della gente. Ma una politica caparbiamente incapace di mettersi in discussione, come potrà mettersi al servizio di chi magari da settimane vive sopra una torre, rivendicando un lavoro che gli viene negato? O come potrà alleviare quella paura che si fa largo tra la gente?
La risposta a queste domande può arrivare solo con decisioni coraggiose e non con smentite a ciò che non è smentibile.
Massimo Romanò
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