Ma il Carroccio romantico d'antan che piace molto all'ex ministro degli Interni, così come, a quanto pare, alla base lumbard, non viaggiava certo in auto blu.
È noto infatti un episodio che sarebbe alla base dell'indulgenza del Senatur nei confronti di Maroni. Ai tempi in cui i due facevano il tour dei cavalcavia autostradali della Lombardia per vergare con il pennello gli slogan propagandistici della Lega, capitò che Umberto imbrattò di vernice la macchina nuova di Bobo. Per questo vecchio debito, il capo avrebbe perdonato le non infrequenti deviazioni del suo sodale dalla linea ufficiale del movimento. Che com'è noto, è sempre e solo quella di Bossi.
L'auto imbrattata per errore da Bossi non era certo blu. O se lo era (può darsi vista la passione per il blues del politico musicista) non era dello stesso blu di quella utilizzata dal presidente della Provincia di Como, Leonardo Carioni. Quello casomai era il blu di un cielo terso che prometteva un futuro radioso a un movimento ancora in fasce che si riprometteva di cambiare la politica e l'Italia (o perlomeno la Padania).
Il blu della vettura di Carioni è un blu cupo, plumbeo, ministeriale nel senso meno nobile del termine.
E induce a chiedersi se anziché essere la Lega a cambiare il sistema non sia quest'ultimo ad aver modificato le caratteristiche di un movimento che, forse non a caso, sta vivendo una crisi, sublimata dal confronto-scontro tra Bossi e Maroni, che è soprattutto di identità.
Se si vuole davvero il ritorno della Lega delle origini, che non sarebbe neppure un male nella palude della politica, anche comasca, bisognerebbe scendere dall'auto blu di Carioni e risalire sulla Maroni mobile dell'epoca con i pennelli, le vernici e la voglia di sporcarsi le mani ma in senso buono.
Il titolare della poltrona più prestigiosa di villa Saporiti, dopo averci rimuginato su un bel po', ha fornito la sua verità su 34 mila chilometri annui percorsi dalla sua Audi istituzionale.
Ma, al di là delle digressione gastronomiche sui viaggi dell'auto blu, nel mosaico delle risposte mancano due tessere fondamentali. La prima è il registro che certifica come e perché è utilizzata la vettura. Che deve esistere e ha da essere pubblico. Perché il pieno all'auto blu lo paghiamo noi contribuenti comaschi. E abbiamo perciò il pieno diritto di sapere che cosa fa il presidente della nostra Provincia con la nostra benzina.
Anche se, e qui c'è il secondo tassello mancante, il combustibile dell'auto blu è bruciato per recarsi ad appuntamenti che hanno poco o nulla a che fare con la sua attività istituzionale e tanto con quella politica di dirigente leghista vicino al cerchio magico che protegge Bossi.
Magari (e non è detto) gli elettori del Carroccio sono contenti di pagare le trasferte per impegno di partito. Agli altri forse la faccenda fa un po' girare legittimamente i santissimi.
Nella Lega delle origini certi questioni non erano all'ordine del giorno. Bossi c'era e forse potrebbe raccontarlo anche a Carioni dopo averlo visto arrivare a bordo dell'auto blu.
Francesco Angelini
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