La Lega di lotta a Roma e di governo al Nord, insomma è un'incognita. Perciò il presidente della Lombardia, Roberto Formigoni, se da un lato non ha gran che da temere dalle parole a salve dal Senatur, dall'altro deve tenersi le spalle coperte in vista di un'evoluzione della linea del Carroccio a oggi imprevedibile. Si aggiunga il fatto che la posizione del governatore appare meno solida dopo la raffica di provvedimenti giudiziari che hanno colpito alcuni suoi fedelissimi e le intercettazioni che lo riguardano emerse dall'inchiesta sul crac del San Raffaele.
Come carico di briscola si potrebbe anche mettere, a voler essere maligni, il fatto che Berlusconi, invitato da Bossi a buttare giù dalla torre Monti o prepararsi ad assistere alla caduta di Formigoni potrebbe essere tentato dalla seconda ipotesi, visti i rapporti non idilliaci che intercorrono tra i due big del Pdl.
Il presidente della Lombardia, che è un animale politico allevato nella Prima Repubblica dove la biada era di prima qualità, sa che in questo momento contano le iniziative politiche.
Perciò, mentre da un lato invita il riottoso alleato leghista a rispettare gli accordi e ad attendere il suo trasloco prima di tentare la scalata a Palazzo Lombardia (nuova sede del governo regionale), dall'altro prepara una strategia alternativa.
Le imminente elezioni amministrative che coinvolgono importanti centri della Lombardia tra cui i capoluoghi di provincia Monza e Como potrebbero rappresentare una ghiotta occasione per un laboratorio con la rottura, anche a livello locale, dell'alleanza Pdl e Lega, già peraltro ventilata dal Carroccio che intende contrarsi e perciò correre da solo, almeno al primo turno anche nei Comuni sopra 15 mila abitanti.
Ai lumbard potrebbe però subentrare il terzo polo. Il cavallo di Troia per tentare di attrarre nell'orbita Pdl gli epigoni locali di Fini, Casini e Rutelli sarebbe quell'Udc che, come il movimento di Berlusconi e Formigoni fa parte della famiglia del Partito Popolare Europeo. Una strategia, quella del governatore, che peraltro troverebbe il favore di Alfano e di quella parte significativa del Pdl che non intende dare scacco al governo Monti, sostenuto appunto dal terzo polo. Al momento si tratta di movimenti sotterranei, ammiccamenti quasi clandestini. Molto dipenderà dall'evoluzione della lotta in casa Lega e anche dalle prospettive del governo. Sarà un caso ma a Como si parla di una transumanza verso l'Udc di consiglieri comunali vicini a Cielle (il movimento di Formigoni) come Gianluca Lombardi e Mattia Caprile. E anche il tentativo di eleggere Bruni (altro formigoniano) al vertice del Pdl locale potrebbe rappresentare un altro indizio.
Francesco Angelini
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